Lecce, protesta per Fiorita: il calcio ha perso l’anima

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La decisione della Lega Serie A di far disputare il recupero della gara tra Atalanta e Lecce a poche ore dalla tragica scomparsa di Graziano Fiorita, storico fisioterapista dei salentini, rappresenta l’ennesima, vergognosa conferma di un sistema ormai completamente asservito al denaro.
Nel mondo del calcio moderno, schiavo degli interessi economici e della dittatura dei diritti televisivi, sembra non esserci più spazio nemmeno per il rispetto umano.
Graziano Fiorita non era “solo” un fisioterapista: era parte della famiglia Lecce, una figura amata e rispettata da generazioni di calciatori, staff e tifosi.
La sua morte improvvisa, avvenuta il 24 aprile, durante il ritiro a Coccaglio, avrebbe meritato una risposta dignitosa da parte delle istituzioni calcistiche. Invece, la Lega ha scelto di ignorare il dolore di una comunità intera, imponendo di scendere in campo come se nulla fosse successo.
Per protesta, il Lecce ha affrontato l’Atalanta indossando una maglia bianca, senza stemmi, senza colori. Una scelta forte, quasi disperata, per gridare al mondo che non tutto può essere sacrificato sull’altare degli sponsor e dei calendari compressi.
“La partita dei valori calpestati” – così è stata definita dal club – diventa un simbolo potente della deriva di un calcio che non conosce più compassione, né rispetto, né umanità.
In altri tempi, forse, ci sarebbe stata la sensibilità di fermarsi. Oggi, invece, il sistema va avanti senza esitazioni: perché saltare una diretta televisiva, rischedulare un evento, significa perdere soldi.
E in un mondo in cui il bilancio conta più della dignità, la morte di un uomo – anche se amatissimo – viene considerata solo un fastidioso imprevisto.
Il Lecce ha denunciato una “gerarchia della morte” in Serie A, dove l’attenzione e la pietà sembrano misurate in base al nome della squadra o al ruolo del defunto. Non tutte le tragedie, evidentemente, valgono lo stesso peso. Non tutte meritano rispetto.
Mentre il calcio va avanti a testa bassa, il Lecce lotta per non dimenticare chi era Graziano Fiorita: un uomo che ha dedicato la vita al suo club, lontano dai riflettori, vicino a chi cadeva e aveva bisogno di rialzarsi.
Per questo, i giallorossi torneranno a indossare i propri colori solo dopo averlo riaccolto a casa, in Salento, per l’ultimo saluto.
In un mondo in cui anche il dolore deve essere veloce e discreto per non disturbare lo show, la protesta del Lecce suona come una lezione di umanità a un calcio che ha ormai perso ogni anima.