Domenica in, la Venier ricomincia, apprezzabile lo sforzo, ma la strada è ancora lunga

Mara Venier nella conferenza stampa di presentazione aveva avvisato che quest’anno a Domenica in tante cose sarebbero cambiate, a cominciare dallo studio con diversi stage e l’introduzione di un grande gioco che avrebbe coinvolto i telespettatori. La prima puntata ha rispettato a metà le aspettative, la strada per staccarsi dal clichè che ha caratterizzato le scorse edizioni è ancora lunga, nonostante la buona volontà. Pronti via, dopo il doveroso omaggio a Luca Giurato, c’è stata una lunghissima intervista a Renzo Arbore, merito dello showman non essere caduto nella lacrima facile ed aver repentinamente cambiato strada cercando di dare un tono di leggerezza al tutto, anche quando la conduttrice ha rischiato di cadere in ciò per cui è stata criticata lo scorso anno, l’amarcord e la commozione esasperata.
Arbore a 87 anni suonati è ancora un vulcano di idee e storie da raccontare, l’ospitata è servita a lanciare “Cari amici vicini e lontani”, una sorta di docu-film che andrà in onda su Rai Storia che attraverso la carriera del disk-jockey e conduttore ripercorrerà la storia della stessa Rai, a seguire una intervista musicale con Riccardo Cocciante, durante la quale come in altri momenti, non è mancato il nervosismo della Venier, da tempo ormai incapace nel sopperire con serenità agli inconvenienti che può nascondere la diretta. A volte la conduttrice è apparsa stanca, quasi abbia detto sì a questa edizione più per riconoscenza verso il programma e l’azienda che per reale voglia di realizzarlo.
Il momento più ludico è stato quello con Teo Mammucari, in studio per promuovere “Lo Spaesato”, il people comedy show in onda lunedì 16 settembre su Rai2. Per quanto concerne il nuovo gioco tanto promozionato dalla Venier, coinvolge senz’altro i telespettatori a casa, ma forse dovrebbe essere impostato in maniera più snella e senza troppe lungaggini. Tra l’altro il meccanismo avrebbe bisogno di qualche correzione, soprattutto non è chiaro a cosa serva il tabellone con i numeri se chi gioca da casa una volta indovinata la prima domanda deve proseguire in sequenza numerica con le caselle senza poter scegliere il numero.
Si sono volute evocare le domeniche in di Boncompagni, scenografia con la veranda che affaccia sui tetti di Roma e le caselle in un gioco che ricorda il Cruciverbone, ma manca la coralità di quelle edizioni, soprattutto i tempi sono cambiati, vanno bene gli omaggi, soprattutto per chi come chi scrive, quelle domeniche televisive le ha nel cuore, ma servirebbe più ritmo e soprattutto provare di più lo show, molte cose sembrano ancora lasciate troppo all’improvvisazione. Chiusura con la cronaca nera e il ripescaggio dell’intervista tra donne, accantonate nelle scorse edizioni, non si sa per quale motivo, dopo poche puntate. Ospite Valeria Bertolucci che questa settimana tra Matano e Venier è come se avesse preso la residenza in Rai.
Alla fine del programma non si arriva stanchi e annoiati come al solito, ma è palese la consapevolezza che il contenitore si rivolga come target agli over 35, non c’è stato tema alcuno a nostro avviso, capace di catturare l’attenzione dei giovanissimi, che di due monumenti come Arbore e Cocciante forse non conoscono neanche l’esistenza. Accanto ai mostri sacri dello spettacolo sarebbe auspicabile invitare ogni domenica almeno un ospite che non convinca i giovanissimi a emigrare con il telecomando verso la fabbrica delle illusioni venduta dalla De Filippi.
Insomma oltre alla buona volontà e ai tentativi di rinnovare lo show, a Domenica in servirebbe un vero e proprio passo in avanti, probabilmente qualcosa cambierà, qualche innesto comico e una conduzione condivisa non costituirebbero una idea malvagia, staremo a vedere.
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