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Gaza: Una delle storie più strazianti emerse dalla guerra in corso tra Israele e Hamas ha scosso la comunità internazionale: la dottoressa Alaa al-Najjar, pediatra dell’ospedale al-Tahrir nel complesso medico Nasser a Khan Younis, ha perso nove dei suoi dieci figli in un attacco aereo israeliano mentre era in servizio per curare le vittime del conflitto.
Il bombardamento ha colpito l’abitazione della dottoressa venerdì scorso. In quel momento, lei stava lavorando all’ospedale, ignara che le vittime che stavano arrivando in corsia fossero proprio i suoi figli.
Il più grande aveva solo 12 anni. Secondo quanto riferito dall’ospedale di Khan Younis, anche suo marito, medico anch’egli, è rimasto ferito ma è sopravvissuto, così come l’ultimo dei figli, Adam, di 11 anni, gravemente ferito e operato d’urgenza dal chirurgo britannico volontario Graeme Groom.
“Era l’ultimo paziente della giornata”, ha raccontato Groom al Guardian. “Sembrava più piccolo della sua età mentre lo sollevavamo sul tavolo operatorio. Sapevamo che nove dei suoi fratelli erano già morti, il padre era in condizioni gravi. È inimmaginabile.”
Il bilancio iniziale parlava di sette corpi recuperati dalle macerie, ma in seguito è stato confermato che i figli deceduti erano nove.
Due bambini erano risultati dispersi inizialmente, e i corpi sono stati successivamente ritrovati carbonizzati. La tragedia ha colpito una famiglia senza alcun legame politico o militare, secondo quanto affermato dallo stesso Groom e confermato dalle autorità ospedaliere.
L’esercito israeliano (IDF) ha dichiarato che il raid aveva come obiettivo “diversi sospetti” operanti nei pressi di truppe israeliane nella zona di Khan Younis, un’area definita “zona di guerra attiva”, da cui i civili sarebbero stati invitati a evacuare.
Tuttavia, l’attacco ha colpito direttamente una struttura abitata da civili.
Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha riportato almeno 79 vittime civili nelle ultime 24 ore.
Le Nazioni Unite avvertono che Gaza si trova sull’orlo della carestia, con 2,3 milioni di palestinesi privati di cibo, medicine e carburante a causa del blocco israeliano, in atto da quasi tre mesi.
Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per i Territori Palestinesi Occupati, ha definito l’attacco un “modello sadico” che rientra in una “nuova fase del genocidio”. Hamas ha condannato l’accaduto come “un massacro orribile”, sottolineando l’indiscriminata brutalità delle operazioni israeliane.
Intanto, la guerra si intensifica anche fuori da Gaza.
Le sirene d’allarme sono risuonate fino a Gerusalemme e nelle comunità del Mar Morto dopo il lancio di un missile balistico dallo Yemen, rivendicato dai ribelli Houthi.
L’IDF ha dichiarato di aver intercettato l’ordigno, ma ha confermato che 39 missili e almeno 10 droni sono stati lanciati contro Israele da marzo a oggi.
Il dramma vissuto dalla dottoressa al-Najjar rappresenta l’essenza più cruda del conflitto: la distruzione di famiglie, la perdita di bambini, e l’impossibilità, persino per chi cura, di salvare i propri cari.
Un simbolo potente della tragedia umana che si consuma quotidianamente a Gaza, tra bombe, fame e disperazione.