Musk lascia la Casa Bianca: fine del “DOGE” e addio a Trump

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WASHINGTON — Elon Musk, imprenditore miliardario e CEO di Tesla e SpaceX, ha annunciato ufficialmente la sua uscita dall’amministrazione Trump, chiudendo un capitolo tanto controverso quanto inaspettato della sua carriera.
Con un messaggio diffuso sulla sua piattaforma social X, Musk ha comunicato mercoledì sera la fine del suo mandato come “dipendente governativo speciale”, un ruolo non eletto che gli aveva garantito ampi poteri nella ristrutturazione del governo federale.
“Vorrei ringraziare il presidente @realDonaldTrump per l’opportunità di ridurre gli sprechi”, ha scritto Musk. “La missione del DOGE non potrà che rafforzarsi nel tempo.”
Il DOGE, acronimo di “Department of Government Efficiency” — ironicamente ispirato al famoso meme del cane Shiba Inu — era l’ambizioso (e discusso) esperimento di Musk per riformare l’apparato burocratico federale.
Durante i suoi 130 giorni alla guida del dipartimento, Musk ha promosso tagli drastici: secondo Reuters, circa il 12% dei dipendenti civili, pari a oltre 260.000 unità, ha lasciato il governo, tra licenziamenti, pensionamenti anticipati ed esenzioni.
Nonostante gli obiettivi dichiarati di efficienza, il bilancio dell’iniziativa è fortemente polarizzante.
Musk stesso ha ammesso al Washington Post che la situazione era “molto peggiore” di quanto immaginasse: “Migliorare le cose a Washington è davvero una battaglia in salita, per usare un eufemismo.”
Dietro le quinte, i rapporti tra Musk e altri membri dell’amministrazione erano sempre più tesi.
Fonti vicine alla Casa Bianca rivelano che non ci sia stato alcun confronto diretto tra Musk e Trump prima dell’annuncio delle dimissioni, confermando che la decisione è stata presa a livello di staff senior.
Musk si sarebbe scontrato con membri chiave del governo, come il consigliere commerciale Peter Navarro, definito pubblicamente un “idiota” per aver bocciato la proposta di Musk di “tariffe zero” con l’Europa.
La frustrazione del miliardario è cresciuta anche per motivi personali e imprenditoriali.
Secondo il New York Times e il Wall Street Journal, Musk si sarebbe opposto a un accordo tra Abu Dhabi e OpenAI, la rivale della sua azienda xAI, cercando di bloccare l’intesa a meno di essere incluso nel progetto.
A ciò si è aggiunta la delusione per il fallimento elettorale di un candidato giudiziario in Wisconsin, per il quale Musk aveva speso 25 milioni di dollari.
L’allontanamento da Washington segna anche una svolta nel suo ruolo politico.
Dopo aver investito circa 300 milioni di dollari nella campagna di Trump e di altri repubblicani nel 2024, Musk ha annunciato un ridimensionamento delle sue spese politiche: “Penso di aver fatto abbastanza” ha dichiarato in un forum in Qatar.
Mentre il DOGE verrà probabilmente smantellato o assorbito da altri organi, Musk torna al timone delle sue imprese private, lasciando alle spalle un’esperienza governativa tanto ambiziosa quanto turbolenta.
Resta da vedere se e come l’imprenditore tornerà a influenzare la politica americana — ma per ora, il suo esperimento di “efficienza federale” sembra essersi concluso senza gloria.