Treviso, in due si tuffano nel fiume, un ragazzo annega

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Treviso – Ancora una volta un tuffo nel fiume è diventato letale per un giovanissimo. Ancora una volta è stato il fiume Piave, il triste protagonista di una disgrazia. L’ampio corso d’acqua, nelle calde giornate estive, diventa per i trevigiani un “mare a buon mercato”, ma anche molto pericoloso. A farne le spese nel pomeriggio del 18 giugno, un 21enne venezuelano, residente nella provincia di Pordenone, che insieme a una comitiva di amici si trovava su una spiaggetta sull’argine di Fagarè (Treviso) per trascorrere un pomeriggio di relax.
La tragedia e le ricerche
L’allegria e la spensieratezza si sono presto trasformate in una tragedia allorché intorno alle 17 il giovane venezuelano si è tuffato nel fiume insieme ad un amico, per scomparire in pochissimo tempo dalla vista dei compagni. A dare l’allarme una ragazza del gruppo che ha temuto che anche il secondo amico fosse scomparso, per questo motivo in un primo tempo si è sparsa la notizia di due ragazzi scomparsi nel fiume. “Sono andati a fare il bagno e non sono più tornati”, ha riferito ai soccorritori la ragazza, molto spaventata.
Le ricerche sono scattate immediatamente, oltre ai carabinieri sono arrivate alcune squadre dei vigili del fuoco ed un elicottero ha iniziato a sorvolare il tratto di fiume tra San Biagio di Callalta e Ponte di Piave. Durante le ricerche il secondo ragazzo, senza che nessuno se ne avvedesse è riuscito a raggiungere la riva e a raggiungere la comitiva di amici. Il corpo senza vita del 21enne è stato ritrovato a pochi metri dalla riva adagiato sul fondo del fiume.
Nel 2022 altri 2 ragazzi morti nello stesso tratto di fiume
Non è la prima volta che il tratto di fiume dove si è consumata mercoledì la tragedia, diventa triste teatro di morti di giovanissimi. Come si apprende dall’ANSA, tre anni fa, il 20 giugno 2022, altri due ragazzi, di 14 e 18 anni, sono morti annegati mentre stavano facendo il bagno nello stesso tratto di fiume, dopo esseri immersi dalla riva di San Biagio di Callalta. In quel caso le due vittime erano state trascinate via dalla corrente, e i loro corpi ritrovati un chilometro più a valle, un episodio che ricorda moltissimo quanto accaduto oggi.
Anche in quella circostanza il Piave aveva rappresentato motivo di refrigerio in una giornata molto calda. Chiunque conosca il fiume è ben consapevole che in quel tratto il corso d’acqua oltre ad essere pieno di correnti e turbolento, in alcune parti è profondo anche 5 metri, con trappole e mulinelli che possono rivelarsi pericolose e fatali anche per i nuotatori più esperti.
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