Città Perduta: Il segreto della vita nascosto negli abissi

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Città Perduta: un mondo nascosto che racconta le origini della vita sulla Terra.
A oltre 700 metri sotto la superficie dell’Oceano Atlantico, su una remota montagna sottomarina appena a sud delle isole Azzorre, si erge un paesaggio alieno fatto di torri minerali imponenti, sfiati idrotermali e forme di vita primordiali.
Questo luogo straordinario, chiamato “Città Perduta”, è il più antico sistema idrotermale conosciuto al mondo. Con oltre 120.000 anni di attività, rappresenta un vero e proprio laboratorio naturale che potrebbe contenere le risposte a uno dei più grandi misteri dell’umanità: come ha avuto origine la vita sulla Terra.
A differenza della maggior parte dei campi idrotermali che si trovano vicino alle dorsali oceaniche e sono alimentati dal calore vulcanico, la Città Perduta trae la sua energia dal cuore stesso della Terra.
Il processo geologico che la alimenta è noto come serpentinizzazione: l’acqua marina penetra in profondità nelle rocce del mantello terrestre, innescando reazioni chimiche che producono idrogeno e metano. Questi gas, a loro volta, nutrono comunità microbiche capaci di vivere in totale assenza di luce solare o ossigeno.
Nel buio più profondo, all’interno dei camini minerali, i fluidi raggiungono gli 89 °C. È abbastanza caldo da promuovere reazioni chimiche complesse, ma non tanto da uccidere le forme di vita che vi abitano.
I microbi qui presenti si nutrono di metano e idrogeno, generando un ecosistema unico e autosufficiente che ricorda le condizioni della Terra primordiale.
Questo lo rende non solo un patrimonio scientifico inestimabile, ma anche un possibile modello di come la vita possa svilupparsi altrove nell’universo, per esempio negli oceani nascosti sotto le croste ghiacciate di Encelado (luna di Saturno) o Europa (luna di Giove).
Sulle guglie esterne del campo, alte fino a 60 metri, si trovano creature rare: gamberetti, lumache, anguille e ricci di mare. Sono gli unici animali visibili in una catena alimentare dominata dai microbi e alimentata esclusivamente da reazioni chimiche.
La scarsità di risorse energetiche limita la presenza di grandi predatori, facendo della Città Perduta un ecosistema stabile ma delicato.
Nonostante il suo isolamento, la Città Perduta è oggi minacciata dall’attività umana.
Nel 2017, l’Autorità internazionale dei fondali marini (ISA) ha concesso al governo polacco una licenza di esplorazione per un’area della dorsale medio-atlantica che include la zona circostante.
Sebbene la Città Perduta in sé non contenga minerali preziosi, le regioni vicine ospitano depositi di solfuri polimetallici, ricchi di metalli come rame, zinco e oro, che potrebbero attirare l’industria mineraria sottomarina.
Le attività estrattive, anche se non direttamente sul sito, potrebbero avere effetti devastanti: le operazioni di scavo solleverebbero sedimenti e rilascerebbero sostanze chimiche nocive, danneggiando irrimediabilmente l’equilibrio di questo fragile ecosistema.
Una volta distrutti, questi ambienti non sono in grado di rigenerarsi nel tempo umano.
Per questo motivo, la Convenzione sulla diversità biologica ha riconosciuto la Città Perduta come Area Marina Ecologicamente o Biologicamente Significativa (EBSA).
Inoltre, l’UNESCO sta valutando la possibilità di includerla tra i siti Patrimonio dell’Umanità, il che rappresenterebbe un passo fondamentale per garantirne la protezione legale internazionale.
Secondo il microbiologo William Brazelton, “questo è un esempio di ecosistema che potrebbe essere attivo su Encelado o Europa proprio in questo preciso istante”.
Ma se non agiamo con urgenza, potremmo perdere per sempre un pezzo della nostra storia evolutiva. La Città Perduta non è solo un monumento naturale; è una finestra sul passato profondo della Terra e, forse, sul futuro della ricerca astrobiologica.