Rai-Ranucci, scontro aperto su libertà e informazione

#image_title
La bufera che ha travolto la Rai negli ultimi giorni ha il volto noto di Sigfrido Ranucci, conduttore e vicedirettore della testata giornalistica di Rai3, nonché storico volto di Report.
Il giornalista, tramite un post su X, ha reso noto di aver ricevuto una lettera firmata dall’amministratore delegato della Rai, Giampaolo Rossi, e dal direttore delle Risorse Umane, Felice Ventura, datata 10 giugno, in cui si apriva nei suoi confronti un procedimento disciplinare.
La contestazione principale riguarda la partecipazione del giornalista alla trasmissione Otto e Mezzo di Lilli Gruber su La7 lo scorso 6 maggio, che – secondo l’azienda – sarebbe avvenuta senza le necessarie autorizzazioni.
Ma Ranucci ribatte: il via libera gli era stato dato telefonicamente dal direttore Paolo Corsini, per promuovere la seconda parte di stagione del programma Report.
Oltre a questo episodio, la lettera contesta la presentazione del suo libro La Scelta, edito da Bompiani, e alcune dichiarazioni rilasciate durante un’intervista, ritenute inopportune perché critiche sullo stato della libertà di stampa in Italia.
Secondo il giornalista, le affermazioni non si riferivano alla Rai, ma a riflessioni generali contenute nel suo libro.
Ulteriore capo d’accusa: un intervento telefonico durante la trasmissione Piazza Pulita, sempre su La7, in cui Ranucci difendeva il collega Giorgio Mottola e la trasmissione da accuse di manipolazione giornalistica.
“Se devo prendermi un provvedimento per aver promosso e difeso un marchio storico della Rai come Report e per aver tutelato la libertà di stampa, lo accetto con orgoglio”, ha scritto Ranucci, sottolineando come il tutto avvenga in un momento delicato per il programma, reduce da ottimi risultati di gradimento secondo l’indice Qualitel.
Il giornalista si aspettava rassicurazioni sul futuro della trasmissione, ma ha ricevuto invece una contestazione formale.
La Rai, dal canto suo, ha smentito l’apertura di un procedimento disciplinare, parlando di un semplice richiamo alle regole aziendali: “Nessuna contestazione disciplinare nei confronti del vicedirettore Ranucci”, ha scritto Viale Mazzini in una nota, “ma solo un promemoria delle norme che valgono per tutti”.
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere.
Il senatore ed europarlamentare del Partito Democratico, Sandro Ruotolo, ha parlato di un gesto “intimidatorio” e di “uno schiaffo all’articolo 21 della Costituzione”, evidenziando come il caso esploda a poche settimane dall’entrata in vigore del Media Freedom Act, che chiede all’Italia maggiore indipendenza per l’informazione pubblica.
In molti vedono nel provvedimento contro Ranucci il segno di un clima sempre più ostile nei confronti del giornalismo investigativo. Un giornalismo che – come Report dimostra – non teme di toccare i nervi scoperti del potere, ma che oggi sembra più esposto che mai ai venti della politica.