Lorde si spoglia: “Virgin” è la sua rinascita più cruda

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Nel suo nuovo album Virgin, Lorde compie un gesto radicale: si denuda, non nel senso più ovvio, ma nella rivelazione brutale e coraggiosa del proprio corpo, della propria mente, della propria verità.
Dopo l’idillio solare di Solar Power (2021), la cantante neozelandese torna con un lavoro che segna una cesura netta. Il punto di svolta? Una collaborazione con Charli XCX nel remix di Girl, So Confusing, dove per la prima volta si lascia andare a una confessione disarmante: “Negli ultimi due anni sono stata in guerra nel mio corpo”.
Quella dichiarazione ha aperto una breccia, e Virgin è il fiume in piena che ne è scaturito.
Il disco scava nell’intimità più cruda di Lorde, in un corpo femminile non più mediato da filtri pop ma attraversato da istinti, dolori e mutazioni.
A partire dalla scelta di abbandonare la pillola anticoncezionale, l’artista racconta un processo di reincarnazione doloroso ma liberatorio.
In Broken Glass, ad esempio, affronta il suo disturbo alimentare con una lucidità lacerante: “Potrebbero essere anni di sfortuna / Ma se fosse solo vetro rotto?”. Un verso potente, che trasforma la vulnerabilità in forza.
Non mancano riflessioni sul genere e l’identità, come nell’irriverente Man of the Year, ispirata alla cerimonia di GQ, dove Lorde gioca con un alter ego maschile, sfidando gli stereotipi con ironia e sensualità disinibita.
I beat metallici e la produzione volutamente ruvida sembrano voler scalfire la patina da pop star e restituire l’artista nella sua forma più grezza e autentica.
Tra le tracce più memorabili, If She Could Only See Me Now si distingue per un tono abrasivo e mistico, mentre Favourite Daughter offre uno dei rari sguardi sul suo rapporto con la madre, tra attacchi di panico e desiderio di essere “coraggiosa come lei”.
Qui la definizione antica di “vergine” come figura indipendente e autonoma risuona forte e chiara.
Sul piano sonoro, Virgin è un esperimento riuscito solo in parte.
Alcuni momenti — come What Was That o la caotica Current Affairs — mancano di fuoco, ma sono eccezioni in un album altrimenti vibrante e coeso.
Dalla fredda malinconia garage di Shapeshifter alla struggente Clearblue, una ballata a cappella dove Lorde canta sopra un test di gravidanza con i singhiozzi in sottofondo, ogni brano sembra parte di un percorso rituale di trasformazione.
In Virgin, Lorde non solo rinasce: si reincarna, si decostruisce, si riforma. Non chiede approvazione, non cerca compiacimento. E proprio per questo, colpisce nel profondo.