Mostra di Noto, a 6 anni dall’inchiesta lettera aperta di Giancarlo Carpi

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Giancarlo Carpi, a 6 anni dall’inchiesta sulla Mostra di Noto scrive una lettera aperta nella quale parla di Gianni Filippini come colpevole e condannato, ma anche come vittima. I fatti e la magistratura hanno dato ragione al critico d’arte e curatore di mostre, condannando l’allora Presidente di Sicilia Musei al risarcimento dei danni morali e delle spese legali, ma ancora, quello sgarbo e l’essere andato a finire nel tritacarne diffamatorio senza averne colpe, e senza le dovute scuse una volta constatata la sua estraneità alla vicenda, è motivo di amarezza nonché di riflessioni per Carpi.
Il sequestro di 26 opere nel 2019 e l’inchiesta che ne è scaturita
Per meglio capire il susseguirsi dei fatti bisogna fare un salto indietro di quasi 6 anni. Nell’ottobre del 2019, i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, misero sotto sequestro ben 26 opere esposte presso il Convitto delle Arti di Noto, in Sicilia, in occasione della mostra curata da Giancarlo Carpi e Giuseppe Stagnitta, “L’impossibile è Noto”. La mostra era organizzata dalla società Sicilia Musei, della quale era presidente, Gianni Filippini.
Tutto cominciò dalla denuncia sporta dalla Fondazione Giorgio e Isa De Chirico, che rilevò che quattro opere esposte e attribuite al padre della Metafisica, erano in realtà sconosciute alla Fondazione: una gouache e una matita su carta del 1952, un inchiostro su carta del 1950, titolato Studio neoclassico, e un olio su tela, Il Grande metafisico.
Nel corso delle verifiche succedute alla denuncia della Fondazione De Chirico, la allora perito del ministero dei Beni Culturali, Mariastella Margozzi, storica d’arte, già incaricata in passato di peritare i falsi Modigliani di Genova, sollevò dubbi sulla autenticità di altre 22 opere attribuite a Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Fortunato Depero, Luigi Russolo, Pablo Picasso, Vasilij Kandinskij, Max Jacob, Hans Richter, Paul Klee, Joan Mirò e Salvador Dalì.
L’autenticità delle opere e l’onorabilità della mostra furono difese strenuamente da Filippini e da Sicilia Musei, che per rivendicare la liceità delle opere esposte nominò come perito di parte Vittorio Sgarbi, che nei giorni precedenti aveva difeso con toni accesi in un articolo pubblicato su “Il Giornale”, l’operato degli organizzatori. Il 2 luglio del 2020, la Procura della Repubblica di Siracusa, accolse l’istanza di restituzione di 14 delle opere sequestrate, al legittimo proprietario in quanto le medesime autentiche e di legittima provenienza. Tali opere nel 2021 rientrarono fattivamente nella disponibilità del possessore
La querelle tra i curatori e Sicilia Musei
Delle opere restanti rimaste sotto sequestro, rimasero anche le quattro della Fondazione De Chirico per le quali scaturì l’inchiesta. Tali opere dalle schede prestito e assicurative risultavano come “autentiche e non attribuite”. I curatori precisarono che le 4 opere erano state scelte da Sicilia Musei tramite contatti a loro estranei, una facoltà che la produzione della mostra da contratto poteva assumersi. I curatori precisarono di aver chiesto più volte la documentazione a Gianni Filippini, Presidente di Sicilia Musei, ma di aver ricevuto dal medesimo solo “risposte positive verbali che attestavano l’autenticità delle opere”.
Carpi e Stagnitta raccontarono in seguito di avere evitato l’esposizione nella mostra di altre tre opere, presentate da Sicilia Musei nella persona di Filippini, come originali di Mirò, Boccioni e Klimt, ma che nonostante le rassicurazioni del Presidente non apparivano convincenti ed erano sprovviste di documentazione. Tra l’altro i curatori tennero anche a ribadire che l’olio il “Grande Metafisico”, di De Chirico, contestato dalla Fondazione intitolata al pittore, non faceva parte del progetto iniziale, ma fu inserito da Filippini nella mostra pochi giorni dopo l’inaugurazione.
La lettera aperta di Giancarlo Carpi
A distanza di 6 anni, Giancarlo Carpi è tornato a parlare della vicenda con una lettera aperta datata 31 maggio 2025, di cui riportiamo il contenuto:
“Nuove condanne e vecchi errori giudiziari sulla scena dell’arte in Sicilia. Sei anni dopo la mostra ‘l’impossibile è Noto’
Sono passati quasi sei anni dalla mostra l’Impossibile è Noto che fu al centro dell’attenzione mediatica per il sequestro di 26 quadri. Molte sono le persone che hanno subito ingiustizie in quella occasione come il tempo ha sempre più dimostrato. L’organizzatore Gianni Filippini è stato condannato un anno fa con sentenza passata in giudicato dal Tribunale civile di Siracusa a risarcire “23202,77 euro oltre interessi legali con decorrenza a far data dal 13 dicembre 2019” alla Lantana Editore di Giancarlo Carpi, oltre al risarcimento di 6000 euro di spese legali.
Fra le altre cose si legge nella sentenza che il Filippini usò i soldi degli incassi della mostra di Noto non per la campagna pubblicitaria della mostra stessa ma per finanziare quella di altre sue mostre. Ma il Filippini è anche una vittima, come lo sono Giuseppe Stagnitta e il sottoscritto che organizzarono la mostra. Infatti, già nel 2021, 14 opere che erano state sequestrate a causa deli errori della consulente della procura Maria Stella Margozzi erano state restituite.
Nonostante la manifesta incompetenza, la Margozzi risulta ancora ricoprire ruoli nel pubblico impiego. A quasi 6 anni da quei fatti non c’è stato rinvio a giudizio né processo. Il sequestro di molti quadri e il tritacarne diffamatorio – con frasi come “sequestrati 26 quadri falsamente attribuiti”, per anni non corrette su giornali apparentemente autorevoli come il Sole24 Ore – recarono un torto che ancora non è stato sanato ai danni degli organizzatori e curatori della mostra: “la responsabilità di aver commesso un grave reato, esponendo la sua memoria al biasimo della collettività e ledendo gravemente la reputazione cui il falso è attribuito” (Cass. Pen. Sez. V, 27 luglio 2016 n. 32787).
Giancarlo Carpi “
Come spesso accade, tutti pronti a ricavare titoloni sbattendo il mostro in prima pagina, per poi far seguire il silenzio quando quei “mostri” tanto vituperati risultano essere estranei ai fatti

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