Velvet Sundown: la rock band IA che ha ingannato Spotify

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Nel cuore dell’estate musicale del 2025, un fenomeno virale ha scosso il mondo dello streaming: Velvet Sundown, una band rock ispirata agli anni ’60, ha conquistato oltre un milione di ascoltatori su Spotify… per poi rivelare di essere completamente generata dall’intelligenza artificiale.
Nessun vero musicista, nessun cantante in carne e ossa: solo algoritmi, modelli generativi e una direzione artistica umana dietro le quinte.
Il loro album di debutto, Floating on Echoes, pubblicato il 5 giugno, ha ottenuto un successo immediato.
Il brano folk-rock Dust on the Wind — un inno malinconico alla pace — ha scalato le classifiche “Viral 50” di Spotify in Gran Bretagna, Norvegia e Svezia tra il 29 giugno e il 1° luglio.
Ma il successo ha sollevato sospetti: alcuni fan hanno notato che online non esisteva alcuna presenza verificabile dei membri della band.
Le immagini promozionali erano innaturalmente levigate, con dettagli errati come dita fuse o strumenti impossibili da suonare — chiari segni di generazione artificiale.
Quando sabato la band ha aggiornato la propria biografia su Spotify, la verità è venuta a galla:
“The Velvet Sundown è un progetto di musica sintetica guidato dalla direzione creativa umana, composto, espresso e visualizzato con il supporto dell’intelligenza artificiale. Non è un trucco, è uno specchio”.
La rivelazione ha acceso un dibattito globale su autenticità, arte e tecnologia.
L’iniziativa, che si presenta come una provocazione artistica, sfida il concetto stesso di autorialità e identità musicale in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale può imitare — e forse superare — l’estro umano.
Tuttavia, la velocità di produzione della band (due album a giugno, uno atteso per metà luglio) ha reso evidente il carattere sintetico del progetto ben prima della rivelazione ufficiale.
Nel frattempo, l’inganno ha attratto anche “troll” digitali.
Un esperto di sicurezza informatica del Quebec si è finto il portavoce della band, diffondendo false informazioni sotto lo pseudonimo “Andrew Frelon” — un gioco di parole con “calabrone” in francese.
Dopo aver contattato perfino la redazione di Rolling Stone, ha ammesso di voler solo prendere in giro il pubblico online.
Ora, resta da capire se piattaforme come Spotify o YouTube prenderanno provvedimenti.
Quest’ultima ha annunciato che, a partire dal 15 luglio, demonetizzerà completamente qualsiasi contenuto generato dall’intelligenza artificiale, comprese le pubblicità. Un segnale chiaro che la monetizzazione dell’arte sintetica potrebbe presto incontrare nuovi limiti.
Il caso Velvet Sundown non è solo un curioso aneddoto musicale, ma il simbolo di un momento storico: l’ingresso definitivo dell’IA nel mainstream artistico, dove i confini tra umano e artificiale diventano sempre più sfumati.