Chris Cornell e Chester Bennington: due voci, un destino

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Il 20 luglio è una data che risuona con un’eco profonda nel cuore di milioni di fan del rock: è il giorno in cui è nato Chris Cornell (20 luglio 1964) ed è anche il giorno in cui è scomparso Chester Bennington (20 luglio 2017).
Due artisti straordinari, due voci indimenticabili, due anime tormentate. A separarli nella morte ci sono solo due mesi: Cornell si è tolto la vita il 18 maggio 2017; Bennington lo ha seguito lo stesso giorno in cui Cornell avrebbe compiuto 53 anni. Le loro storie, le loro lotte interiori e la loro tragica fine, sono legate da un filo invisibile fatto di musica, sofferenza e amicizia.
Chris Cornell, nato a Seattle, è stato uno dei principali artefici del movimento grunge degli anni ’90.
La sua voce inconfondibile, potente e versatile, capace di spaziare con naturalezza dal falsetto al growl, è diventata una delle più celebrate nella storia del rock.
Con i Soundgarden, Cornell ha scritto pagine fondamentali del genere, portando alla ribalta brani immortali come Black Hole Sun. Dopo lo scioglimento della band, ha fondato gli Audioslave insieme ai membri dei Rage Against the Machine, dando vita a una nuova fase della sua carriera altrettanto brillante.
Non sono mancate anche incursioni nella carriera solista, con album che hanno esplorato sonorità intime, spesso malinconiche.
Ma dietro la forza scenica di Cornell si celava una fragilità interiore mai del tutto superata.
Nel corso della sua vita, ha lottato con la depressione, l’ansia e la dipendenza. Nonostante il successo, Cornell non ha mai nascosto i suoi demoni.
La sera del 17 maggio 2017, dopo un concerto a Detroit, fu trovato morto nella sua stanza d’albergo. La causa ufficiale: suicidio per impiccagione.
La notizia lasciò il mondo della musica sotto shock. L’uomo che aveva dato voce all’angoscia di una generazione si era lasciato sopraffare proprio da quel dolore che aveva saputo raccontare meglio di chiunque altro.
La morte di Cornell colpì profondamente Chester Bennington, frontman dei Linkin Park e amico intimo del cantante.
Chester non solo partecipò al funerale di Chris, ma gli dedicò anche un’emozionante interpretazione di Hallelujah di Leonard Cohen.
Le loro carriere si erano incrociate più volte: avevano condiviso il palco, si erano stimati artisticamente e avevano sviluppato un rapporto umano intenso, alimentato da esperienze comuni e da una sensibilità fuori dal comune.
Chester Bennington, nato nel 1976, era diventato il volto e la voce della rabbia e della vulnerabilità nei primi anni 2000.
Con i Linkin Park aveva conquistato il mondo grazie a Hybrid Theory e Meteora, due album che hanno segnato una generazione di adolescenti in cerca di identità.
Il suo modo di cantare – un’alternanza tra urla lancinanti e melodie struggenti – ha dato voce a chi non riusciva a esprimere il proprio dolore. Ma anche Bennington combatteva con un passato difficile: vittima di abusi, cresciuto tra traumi familiari e dipendenze, aveva sempre vissuto una lotta interiore tra la voglia di vivere e il desiderio di scappare.
Il 20 luglio 2017, lo stesso giorno in cui Chris Cornell avrebbe festeggiato il compleanno, Chester venne trovato senza vita nella sua casa in California.
Anche in questo caso, la causa fu suicidio per impiccagione. L’ennesima perdita devastante per il mondo della musica.
L’evento fu talmente simbolico e drammatico che molti lo lessero come un tributo inconscio a Cornell, un’ultima connessione tra due anime che sembravano destinate a percorrere lo stesso tragico cammino.
Dopo la morte di Bennington, i Linkin Park organizzarono un concerto-tributo dal titolo Linkin Park and Friends: Celebrate Life, che vide la partecipazione di numerosi artisti e amici.
La moglie di Chester, Talinda, lanciò la campagna 320 Changes Direction, un’iniziativa dedicata alla salute mentale e alla prevenzione del suicidio, con l’intento di trasformare il dolore in consapevolezza.
Anche la memoria di Cornell è stata onorata con statue commemorative, raccolte postume, concerti e un’esposizione permanente al Museum of Pop Culture di Seattle, intitolata Seasons of Cornell.
La sua famiglia ha promosso diverse iniziative volte a mantenere vivo il suo lascito, non solo musicale, ma anche umano.
I parallelismi tra le vite di Chris Cornell e Chester Bennington sono numerosi e toccanti.
Entrambi erano dotati di un talento vocale straordinario, capaci di trasmettere emozioni profonde. Entrambi avevano conquistato il successo mondiale, diventando idoli per intere generazioni. Ma entrambi portavano dentro una sofferenza che neanche la fama, l’amore dei fan o l’arte erano riusciti a guarire del tutto.
Oggi, nel giorno in cui celebriamo la nascita di Cornell e piangiamo la scomparsa di Bennington, il ricordo di questi due giganti della musica ci invita a riflettere non solo sull’impatto della loro arte, ma anche sull’importanza di ascoltare, parlare, chiedere aiuto.
Le loro canzoni continuano a risuonare nei cuori di chi ha trovato conforto nelle loro parole, nelle loro urla, nelle loro melodie.
Chris e Chester ci hanno insegnato che anche le voci più forti possono spezzarsi. Ma ci hanno anche lasciato una lezione di bellezza, onestà e umanità. E questa, forse, è la loro più grande eredità.