Piazzapulita, Maria Rosaria Boccia “Chiedo lo stesso rispetto e riservatezza degli altri”

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La seconda partecipazione di Maria Rosaria Boccia a Piazzapulita, ha come prefazione un lungo sfogo dell’imprenditrice campana sulle sue storie Instagram, un giusto sfogo in cui chiede rispetto al pari di altri. In queste settimane è diventata il bersaglio di giornalisti o cacciatori di gossip che non le permettono di uscire di casa e che scrivono diverse fake news per le quali poche volte le viene consentito il diritto di replica.
Le cause nelle quali suo malgrado si è ritrovata impelagata, non le permettono di addurre prove in sua difesa, che ci sono e riuscirebbero a zittire chi la ha presa come bersaglio preferito per giustificare quanto accadeva al Ministero della Cultura. Mai nome di dicastero fu più indicato per indicare la cultura, intesa come indole, vizio e abitudine tutta italiana per cui è sempre la donna ad essere colpevole in una relazione extraconiugale e l’uomo sempre la vittima.
Maria Rosaria Boccia avrebbe gradito che Sangiuliano non avesse recitato la parte della vittima e avesse raccontato la verità. L’infatuazione senile per la propria assistente, alla quale spontaneamente ha offerto una nomina come consigliera per i grandi eventi, al Ministero della Cultura, poi improvvisamente strappata, ufficialmente perchè la procedura non era stata completata.
La cosa incredibile in questa storia di ricostruzioni giornalistiche fantasiose, di chat composte e pubblicate come se i messaggi fossero stati consecutivi, di una “chiave di Pompei” misteriosamente sparita, è che la Boccia ha fornito sempre tutte le prove documentate di ciò che è realmente accaduto, Sangiuliano si è fermato alle parole, l’ex ministro è creduto in nome non si sa di quale cursus honorum, la Boccia no. Il primo è considerato una vittima, la seconda una opportunista sulla quale sciorinare continue e reiterate offese.
Nella puntata di Piazzapulita andata in onda giovedì 31 ottobre, Italo Bocchino si è autoproclamato giudice supremo, con i toni tipici inquisitori di una determinata parte politica. Non ha lasciato parlare nessuno prevaricando con le parole fino a quando Formigli e Telese hanno manifestato tutto il loro fastidio. Il due volte direttore de Il Secolo d’Italia, si è profuso in una sperticata difesa di Sangiuliano, con l’ex ministro che gli mandava messaggi sul telefono indicandogli cosa dovesse dire e fare, quest’ultima operazione, smascherata dal conduttore in diretta tv.
Dopo essersi sentita dare della millantatrice, della bugiarda, della stalker e velatamente anche della poco di buono da Bocchino, Maria Rosaria Boccia ha anticipato in diretta l’intenzione di querelarlo e di sbugiardare sui suoi canali social tutte le illazioni rivoltele.
Ci ha pensato Formigli a rimettere un pò d’ordine e a provare di dar la parola a tutti, il vero colpo da maestro però lo ha piazzato Telese “Bisogna però capire come mai il 16 luglio la Boccia ferisce in maniera importante Sangiuliano alla testa e lui continua ad andare insieme a lei a tutti gli eventi” l’ex ministro in pratica starebbe cavalcando a suo vantaggio, un diverbio tra “amanti”, di cui la Boccia conosce i contorni reali, ma non può parlarne in quanto coperti da segreto istruttorio.
Alla fine, al netto della sterile e inutile difesa da parte di Bocchino, sono ancora una volta venuti alla luce i favoritismi filogovernativi perpetrati al Ministero della Cultura. “Chi tra i politici esercitava più pressioni sul ministro Sangiuliano? Chi chiedeva raccomandazioni?” ha chiesto Formigli, domanda alla quale Maria Rosaria Boccia ha risposto con sicurezza:
“Gasparri e La Russa lo chiamavano spesso. Certo non per chiedergli se aveva pranzato o cenato. No, il ministro non era scocciato da queste telefonate. Sono amici di partito e si conoscono da tanti anni”.
L’imprenditrice ha sorriso ma ha potuto dire poco sulla ferita sulla testa di Sangiuliano:
“Questo fa parte dei quattro capi di imputazione, non lo posso spiegare adesso, anche se sarei tentata”.
Infine anche il mistero della chiave d’oro della città di Pompei, è rimasto tale. Il sindaco della città la donò a Sangiuliano, ma poi quando la liason con la sua assistente è diventata di dominio pubblico, è sparita nel nulla. “Vale 12 mila euro – ha sottolineato l’imprenditrice- Chi ce l’ha? Io no”. Alcuni dicono che sia custodita al ministero in un settore dove sono raccolti tutti gli omaggi, ma c’è chi afferma con assoluta certezza che Sangiuliano la abbia portata a casa.
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