Ace Frehley (1951-2025): l’eredità indelebile dello Spaceman e l’anima rock dei KISS
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Il mondo del rock piange la perdita di un eroe autentico. (Paul Daniel) Ace Frehley, co-fondatore e leggendario chitarrista solista dei KISS, è morto all’età di 74 anni il 16 ottobre 2025, in seguito alle ferite riportate in una caduta.
Un addio che lascia un vuoto di proporzioni epiche, come ha scritto la sua stessa famiglia, e che ci costringe a riflettere sull’incredibile impatto che la sua musica, il suo stile e il suo inconfondibile personaggio, lo Spaceman, hanno avuto sulla storia del rock.
Dalla famiglia ai suoi compagni di band, l’ondata di dolore è stata universale. Gene Simmons e Paul Stanley hanno reso omaggio al loro “soldato del rock essenziale e insostituibile”, mentre il batterista Peter Criss ha espresso il suo shock con un semplice ma sentito “Amico mio… ti amo!”.
Ma forse la testimonianza più toccante è quella di una generazione di musicisti che Ace ha ispirato. Mike McCready dei Pearl Jam, ad esempio, ha accreditato proprio Frehley e i KISS per averlo spinto a prendere in mano una chitarra.
L’eredità di Frehley non risiede solo nei dischi di platino, ma nell’innesco di migliaia di carriere musicali.

Il ragazzo del Bronx e l’audizione leggendaria
Nato nel Bronx, a New York, Ace Frehley non era destinato a una vita ordinaria. Ricevette la sua prima chitarra elettrica nel 1964 e, pur non prendendo mai lezioni, si immerse nello studio dei suoi idoli: Jimi Hendrix, Jeff Beck, i Led Zeppelin.
Un cocktail di influenze che plasmò il suo stile distintivo: crudo, melodico e sorprendentemente elegante.
La leggenda narra che Ace si presentò all’audizione per il posto di chitarrista solista negli embrionali KISS alla fine del 1972 con un paio di scarpe da ginnastica spaiate: una rossa e una arancione.
Un’irriverenza che fece inorridire Stanley, Simmons e Criss, ma il suo “infuocato lavoro alla chitarra solista” fu sufficiente a fargli guadagnare il posto.
Pochi mesi dopo, nel gennaio del 1973, i quattro si autoproclamarono KISS e, ispirati da Alice Cooper e dai New York Dolls, nacque l’idea del trucco e dei costumi. Ace scelse il look misterioso e ultraterreno dello “Space Ace” (o Spaceman), che divenne iconico tanto quanto la sua Les Paul fumante.

L’epoca d’oro: dal cinismo alla celebrità planetaria
Frehley fu un membro fondamentale dei KISS durante il loro periodo più formativo e fondativo, dal 1973 al 1982, e successivamente per la redditizia reunion dal 1996 al 2002.
In un’epoca in cui la critica li snobbava, i KISS divennero un fenomeno esperienziale e visivo, con spettacoli dal vivo che erano puro teatro: esplosioni, fumo e l’iconica chitarra sputafuoco di Ace.
La sua mano, tuttavia, era cruciale nel sound del gruppo. Sebbene Frehley non fosse il cantante principale, il suo contributo compositivo fu essenziale.
Basti pensare a Cold Gin (dall’album di debutto del 1974), un classico grezzo che divenne uno dei brani preferiti dal vivo. Il vero punto di svolta arrivò con l’album live Kiss Alive! del 1975, che catapultò la band verso il successo, ma il suo momento di gloria personale arrivò nel 1977 con l’album Love Gun.
Ispirato da una quasi folgorazione sul palco in Florida, Ace scrisse e cantò per la prima volta un brano dei KISS, la martellante Shock Me. La traccia, con il suo assolo distorto e accattivante, segnò il suo debutto anche come voce solista.

La sorpresa del solista e i demoni personali
L’apice della sua popolarità arrivò nel 1978, quando tutti e quattro i membri dei KISS pubblicarono contemporaneamente album da solisti. Con grande sorpresa di molti, l’album di Frehley fu universalmente considerato dai fan il migliore del gruppo.
Registrato con musicisti di altissimo livello (tra cui il batterista Anton Fig) e una produzione impeccabile del leggendario Eddie Kramer, l’album conteneva la sua cover di successo di New York Groove di Russ Ballard. Con la sua voce imbronciata e la chitarra sfrigolante, trasformò il brano in un inno glam rock che fu un successo a sorpresa.
Dopo aver lasciato i KISS nel 1982, in parte a causa di problemi con la direzione musicale della band e, non da ultimo, a causa di crescenti problemi di abuso di sostanze, Ace si reinventò con la sua band, i Frehley’s Comet.
L’album omonimo del 1987 includeva la potente Rock Soldiers, una canzone onesta e auto-riflessiva sul suo arresto del 1983 per guida in stato di ebbrezza e l’impegno per la sobrietà, con il testo rivelatore: “E ora sono contento di aver visto”.
Sebbene la sua sobrietà non durò a lungo in quel periodo, la canzone testimoniava la sua perenne onestà e resilienza.

L’eterno “Soldato del Rock”
La grandezza di Ace risiedeva nella sua capacità di far sembrare la tecnica spontanea e istintiva. Il suo stile, più improvvisato e “lunatico” rispetto ad altri chitarristi, ha lasciato un’eredità di rock and roll essenziale.
Brani strumentali come Fractured Quantum (del suo album Anomaly del 2009), che passa da un inizio tranquillo con cinguettii di uccelli a un capolavoro artistico di melodie e toni, dimostrano che c’era molto di più del semplice suono “fuzz” e del trucco da Spaceman.
Persino nel suo album più recente, 10.000 Volts (2024), Ace mantenne viva la fiamma del rock.
L’impronta di Ace Frehley sarà onorata postuma al Kennedy Center Honors a dicembre, un riconoscimento che, come ha notato Simmons, arriva tragicamente troppo tardi. Tuttavia, la sua memoria continua a vivere attraverso la musica che ha creato.
Come scrisse Ace Frehley nella sua autobiografia No Regrets – A Rock ‘N’ Roll Memoir del 2011: “Non ho mai puntato a obiettivi bassi. Ho sempre creduto che la maggior parte delle persone sia rovinata dai limiti che si autoimpongono.”
Ace Frehley non ha mai accettato limiti, né sulla scena né con il suo strumento. Il suo ricordo, la sua musica e la sua aura galattica continueranno a suonare forte per sempre, urlando: “Rock and Roll All Nite!”.

