Addio a Giorgio Forattini, il celebre vignettista si è spento a 94 anni
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Si è spento a Milano il disegnatore e vignettista Giorgio Forattini, aveva 94 anni ed è stato per quasi mezzo secolo ironico osservatore della politica di cui ha messo in risalto vizi e virtù dei protagonisti. Le sue vignette sono apparse dal 1973 sui principali quotidiani italiani, vittime predilette i presidenti del Consiglio in carica, ma anche i presidenti americani e i leader europei. “Paese Sera”, “La Repubblica”, “La Stampa”, “Il Giornale”, “Qn”, “L’Espresso” e “Panorama” sono alcune delle testate con cui ha collaborato ed è stato proprio il Quotidiano Nazionale, del quale è stato collaboratore a darne la notizia della dipartita.
Il celebre vignettista, famosissimo negli anni ’80 e ’90 tanto da essere soprannominato “Il Re della satira” e apparire quotidianamente sulla prima pagina dei quotidiani con cui collaborava, ha legato il suo volto anche alla pubblicità televisiva di un noto marchio di caffè. Forattini era nato a Roma nel 1932, dopo il diploma conseguito al liceo classico aveva frequentato la facoltà di architettura all’Università di Roma nonché l’Accademia di Teatro. Da lì l’ingresso nel mondo del lavoro che lo ha portato dapprima ad occuparsi di pubblicità per poi approdare nei giornali come vignettista.
Dalla sua produzione di oltre diecimila vignette sono stati pubblicati 55 libri da Mondadori, che hanno venduto più di tre milioni di copie. Con Mondadori sono apparse anche le ultime due antologie delle sue vignette: “Il Forattone. 1973-2015” (2015) e “Arièccoci. La Storia si ripete” (2016). Il suo ultimo libro è “Abbecedario della politica” in cui illustra come nasce una vignetta.
Nella sua lunga carriera Forattini ha ricevuto molti riconoscimenti, tra i quali: il Premiolino, il Premio di Umorismo di Bordighera, il Premio Tolentino e il Premio di satira di Forte dei Marmi, nel quale ha anche fatto parte della giuria per diversi anni, il Premio Hemingway, il Premio Pannunzio, il Premio Speciale Ischia Internazionale di Giornalismo, il Premio Acqui Storia.

Le vignette più discusse e le querele ricevute
Ma non ci sono stati solo riconoscimenti, le vignette di Forattini hanno spesso provocato accesi dibattiti. Resta celebre la discussione che provocò nella sinistra una vignetta della fine degli anni ’70 in cui si vedeva Enrico Berlinguer, segretario del Pci, seduto su una poltrona nella sua abitazione, vestito in vestaglia mentre leggeva “Il Manifesto” di Karl Marx, imperturbabile nonostante dalla finestra si udissero le proteste degli operai.
Anche negli anni ’80 le sue vignette lasciarono il segno, disegnò il presidente del Consiglio Giovanni Spadolini completamente nudo e le parti intime coperte solo da una foglia di edera, simbolo del suo Partito repubblicano. Non mancarono attriti neppure durante la lunga presidenza del Consiglio del socialista Bettino Craxi raffigurato con la mascella volitiva e gli stivali neri che ricordavano la figura di Benito Mussolini. Fu anche querelato e condannato per una vignetta su Craxi, nella quale il leader socialista venne raffigurato mentre legge “La Repubblica” e commentava “Quanto mi piace questo giornale quando c’è Portfolio!(un gioco a premi ndr)” in cui velatamente si lasciava intendere che l’allora presidente del Consiglio fosse un borseggiatore.
La caratterizzazione macchiettistica dei politici
Uno dei principali motivi del successo di Forattini è stata proprio la caratterizzazione macchiettistica e irriverente dei politici: Giovanni Goria invisibile, Piero Fassino scheletrico, Giuliano Amato come Topolino, Silvio Berlusconi e Amintore Fanfani bassi di statura, Walter Veltroni come un bruco, Lamberto Dini come un rospo, Rocco Buttiglione come una scimmia, Nicola Mancino come un cinghiale, Luciano Violante come una volpe, Romano Prodi come un prete comunista, Umberto Bossi come Pluto talvolta nudo oppure vestito da cavaliere templare, Vincenzo Visco come un vampiro e Carlo Azeglio Ciampi come un cane, Rosa Russo Jervolino come una gallina. Forattini non è mai stato tenero neppure con Achille Occhetto (raffigurato come Charlie Brown) ai tempi della fatidica “Cosa”, ovvero la fase di passaggio dal Pci al Pds, tra la caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989 e il 1991.
Ma i veri scontri Forattini li ha avuti con D’Alema, una vignetta suscitò le ire dell’allora gruppo dirigente del Pds: intitolata “Io rublo, tu rubli”, apparve sul settimanale “Panorama”. Un’altra vignetta del 1991 raffigurava Achille Occhetto e Massimo D’Alema che, vestiti da prostitute, ricevevano del denaro da Michail Gorbaciov, seduto in una lussuosa macchina al cui volante si trovava Enrico Berlinguer. Occhetto e D’Alema querelarono Forattini e il Tribunale di Milano condannò il disegnatore con la motivazione che “la vignetta non è pura e semplice espressione satirica ma vero e proprio veicolo di informazione giornalistica e, come tale, assoggettata ai limiti propri del diritto di cronaca”.
La querela di D’Alema
Il caso più clamoroso è stata la vignetta dedicata a D’Alema e pubblicata su “La Repubblica” l’11 ottobre 1999: raffigurava l’allora presidente del Consiglio mentre con un bianchetto cancellava i nomi della lista Mitrokhin e una voce che gli chiedeva: “allora arriva ‘sta lista??!!” e D’Alema: “Un momento! Non s’è ancora asciugato il bianchetto!”. D’Alema querelò il disegnatore e chiese un risarcimento di 3 miliardi di lire. In seguito a questa vicenda, non sentendosi difeso dal suo quotidiano, Forattini decise di lasciare “La Repubblica” a fine 1999. Successivamente per protesta nei confronti della querela e in difesa della libertà di satira disegnò per vari mesi D’Alema senza volto, con i soli capelli e baffetti disegnati. (fonte Adnkronos)
I funerali si terranno giovedì 6 novembre nella Chiesa di Santa Francesca Romana, in via Alvise Cadamosto 5, a Milano.

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