Addio a James Senese: il sax ‘Nero a Metà’ che ha fatto la rivoluzione del Neapolitan Power
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Con la scomparsa di James Senese a 80 anni, in seguito a una polmonite, Napoli e l’Italia intera perdono non solo un musicista, ma un’autentica leggenda, un simbolo di identità meticcia e un pioniere sonoro.
L’addio a Senese, il “nero a metà” napoletano con la testa nel Bronx, arriva poche ore dopo la perdita del grande fotografo Mimmo Jodice, lasciando la città orfana di due figure di respiro internazionale.
Il sax: voce contro il pregiudizio
La storia di James Senese è quella di un riscatto narrato attraverso le note di un sassofono. Figlio di madre italiana e di un militare afroamericano rimasto con lui per un solo anno (a cui dedicò l’album Hey James), Senese ha vissuto in prima persona razzismo e pregiudizi.
Come raccontò, il sax divenne per lui l’arma per sconfiggerli. La sua passione nacque, incredibilmente, all’età di 7 anni, quando la madre gli mostrò una copertina vuota di un disco di John Coltrane. In quell’immagine, James vide il padre e trovò la sua strada.
Nato nel quartiere periferico di Miano, la sua mentalità era proiettata oltre i confini. Come ricordano gli amici del Club Tenco: “Con le scarpe stavamo a Miano, a Piscinola, ma la testa stava nel Bronx”.
Questa dualità, questa tensione tra le radici napoletane e l’amore per il rhythm and blues e il soul d’oltreoceano, è stata la vera forza motrice della sua arte.

Dagli Showmen al ‘Neapolitan Power’
La carriera di Senese è un viaggio in 60 anni di musica in trincea, come è stata definita: popolare, mai commerciale e sempre dalla parte giusta.
- Gli inizi e gli showmen: Dopo aver fondato Gigi e i suoi Aster nel 1961 con l’amico Mario Musella (l’altro “nero a metà” a cui Pino Daniele dedicherà un celebre album), nel 1965 James co-fonda gli Showmen. Il gruppo è rivoluzionario, portando in Italia le sonorità soul e R&B di artisti come Otis Redding e James Brown. Con la loro interpretazione di Un’ora sola ti vorrei vincono il Cantagiro 1968.
- La Rivoluzione Napoli Centrale: Il vero punto di svolta arriva nel 1974 con la fondazione di Napoli Centrale insieme al batterista Franco Del Prete. La band miscela jazz, funk e dialetto napoletano, forgiando un sound unico e ponendo le basi per quello che sarà chiamato il ‘Neapolitan Power’. Il loro primo LP vendette 90 mila copie e l’energia di questo progetto attrasse un giovanissimo bassista timido che bussò alla sua porta: Pino Daniele. Fu proprio Senese a dargli il primo ingaggio, e da quell’incontro la musica italiana non fu più la stessa.

Il supergruppo leggendario
La collaborazione con Pino Daniele fiorì in un’amicizia e in una partnership musicale storica. Il sax soprano “struggente e rabbioso” di Senese è l’anima pulsante dietro capolavori come Quanno chiove e Chi tene ‘o mare.
Insieme a Daniele, e al supergruppo formato da Tullio De Piscopo (batteria), Rino Zurzolo (basso), Joe Amoruso (tastiere) ed Ernesto Vitolo (tastiere), Senese ha scritto alcune delle pagine più travolgenti degli anni ’80, riunendosi per epiche tournée trent’anni dopo.
Tullio De Piscopo ha ricordato: “Abbiamo condiviso un sogno, una missione: raccontare Napoli attraverso la musica, mescolare il soul, il blues, il jazz e la melodia dei vicoli”.
Anche come solista, Senese ha continuato a innovare, pubblicando ben 21 album, tra cui l’ultimo, James is back del 2021. Nel 2016, i Napoli Centrale vinsero la Targa Tenco per il Miglior Album in Dialetto con ‘O Sanghe, un disco che James definì “estremo, come me. Io sono nato ribelle”.
La sua arte non si è limitata alla musica: James Senese ha lasciato il segno anche al cinema, in film come No grazie, il caffè mi rende nervoso di Lello Arena e con Massimo Troisi, e nell’indimenticabile versione di Passione nell’omonimo documentario di John Turturro.
Come ha detto l’amico Enzo Avitabile, “Napoli ha perso il Vesuvio”. E Nino D’Angelo lo ha celebrato come “il Miles Davis di Napoli”. La musica di James Senese, quella di un sax che ha fatto la rivoluzione, risuonerà per sempre nelle strade di Napoli, simbolo della sua anima più vera, contaminata e indomita.

