Arisa torna con “Nuvole”: l’inno potente alla rinascita dopo il crollo
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Una ballata intensa sulla fragilità che si muta in forza. Il nuovo singolo, in uscita il 17 ottobre, è un viaggio emotivo dall’ombra alla libertà.
Il 17 ottobre segna il ritorno discografico di Arisa con il nuovo singolo, Nuvole. Anticipato da standing ovation nei suoi live estivi, il brano si preannuncia come un’intensa e viscerale ballata, destinata a toccare le corde più profonde del pubblico.
Nuvole arriva sulla scia di un anno straordinario per l’artista, culminato con il prestigioso Nastro d’Argento 2025 per la Migliore Canzone Originale con Canta ancora, colonna sonora del film Il ragazzo dai pantaloni rosa.
Un successo che ha travalicato i confini nazionali, con il Filming Italy Los Angeles Best Original Song Award e una serie di concerti che l’hanno vista protagonista negli Stati Uniti e in Giappone, oltre all’esposizione di una sua fotografia alla mostra Faces ad Arles.
Non solo amore: il canto universale della rinascita
Nuvole è l’anatomia di una rinascita dopo un amore che “ammala”, un inno universale a chi, pur tra macerie e sogni dissolti, ritrova la forza interiore per rialzarsi.
La ballata mette in scena il duello tra fragilità e forza, tra la caduta e la resurrezione. È la voce catartica di chi ha compreso che anche le promesse mancate e gli amori tossici possono, paradossalmente, generare una nuova forma di libertà.
Il messaggio è chiaro: oltre il crollo emotivo, il cielo per la protagonista resta sempre aperto.

Il titolo stesso, Nuvole, è un presagio poetico e amaro. Le nuvole, belle ma mutevoli e prive di radici, si dissolvono, proprio come i sogni che si trasformano in gabbie o le promesse che si infrangono, lasciando dietro di sé il vuoto.
“Nuvole di sogni come bolle di sapone nell’aria”, l’incipit del brano, stabilisce subito il tono: ciò che sembrava eterno si scioglie, lasciando un’eco di malinconia.
Dall’anatomia del dolore alla trasformazione
Il testo di Arisa non indietreggia di fronte alla sofferenza. Attraversa con coraggio la ferita di un rapporto tossico, tratteggiando immagini crude e potenti: labbra che “non baciano ma inveiscono”, mani che “colpiscono al posto di accarezzare”, l’immagine di un “cuore scucito” e un’anima strappata.
È una descrizione vivida di come l’amore possa, a volte, diventare una catena che consuma anziché nutrire.
Eppure, è proprio nel cuore di questa sofferenza che Arisa inietta il seme della resistenza. La protagonista non si arrende; impara a “fingere indifferenza”, a sopravvivere, a guardare in faccia il “lupo nero” della paura e del dolore senza più temerlo. È in questa presa di coscienza che si innesca la svolta, il passaggio da vittima a guerriera.
La chiusura del brano è l’atto finale, e più potente, di questa trasformazione alchemica. “E raccolgo le lacrime di ogni mattino, io ci impasterò il pane per la libertà”.
Non più una figura passiva, ma un’alchimista del proprio dolore, la protagonista fa delle ferite il nutrimento per una nuova vita. Le lacrime non sono più solo segno di sconfitta, ma diventano l’ingrediente essenziale per creare il “pane” della sua ritrovata autonomia e libertà.
Con “Nuvole”, Arisa non solo consolida la sua immagine di artista di grande profondità emotiva, ma regala al suo pubblico una traccia di speranza e resilienza.
Un invito a non temere la fragilità, ma ad utilizzarla come trampolino per spiccare il volo, proprio come fanno le nuvole che, pur dissolvendosi, lasciano spazio a un cielo infinito.
