Borse di lusso e superfalsi: il nuovo volto del fake

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Il mondo delle borse di lusso è sotto assedio. Non da una crisi economica o da un calo della domanda, ma da una nuova generazione di contraffazioni così perfette da essere praticamente indistinguibili dagli originali.
I cosiddetti “superfake” – o repliche 1:1 – stanno rivoluzionando il mercato del lusso, affascinando sempre più acquirenti, soprattutto tra i giovani della Generazione Z.
Le borse contraffatte non sono più prodotti di bassa qualità venduti su bancarelle improvvisate, ma vere e proprie repliche fedelissime, vendute tra i 400 e i 4.000 euro.
Ordinabili su piattaforme crittografate come WhatsApp o Telegram, spesso arrivano a casa in confezioni brandizzate e con tanto di ricevuta (falsa). I produttori offrono persino assistenza clienti e video di controllo qualità prima della spedizione.
A rendere ancora più potente questo mercato parallelo è il supporto degli influencer. Alcuni pubblicano video di “unboxing” di borse superfake e indirizzano i follower verso siti web dove possono acquistare le repliche. Ogni vendita frutta all’influencer circa il 10% di commissioni.
Il linguaggio stesso sta cambiando: si parla sempre meno di “falsi” e sempre più di “repliche”, “supercloni” o “borse a specchio”. Un cambiamento semantico che riflette la crescente accettazione sociale di questi articoli.
Secondo gli esperti, il successo dei superfalsi è legato anche al crescente scetticismo verso i grandi marchi.
Video virali diffusi sui social media, seppur spesso infondati, accusano le maison di produrre le loro borse in Cina a costi irrisori, alimentando l’idea che i prezzi elevati siano ingiustificati.
E i numeri lo confermano: alcune borse, come la Lady Dior, vengono vendute a 15 volte il loro costo di produzione.
In risposta a questa disillusione, molti giovani vedono l’acquisto di una replica come un gesto di protesta, un modo per non sentirsi sfruttati. Secondo Bain & Co, i consumatori della Gen Z hanno speso nel 2024 circa 4 miliardi di euro in meno per prodotti di lusso rispetto all’anno precedente.
Per le aziende del settore, la situazione è allarmante.
Il livello di sofisticazione raggiunto dai contraffattori è impressionante. Secondo alcuni investigatori, molti dei falsi sono prodotti grazie a furti industriali: i cosiddetti tech pack, ovvero i manuali digitali che contengono tutte le specifiche per realizzare una borsa (materiali, cuciture, finiture), vengono sottratti da fabbriche partner.
Alcune fabbriche legittime producono repliche di notte, in “turni fantasma”, usando gli stessi materiali delle produzioni originali.
Anche la manodopera specializzata viene corteggiata dai contraffattori. Con stipendi annui da circa 35.000 euro in Hermès, alcuni artigiani potrebbero cedere alle lusinghe di guadagni extra.
E infatti, nel 2020, ex dipendenti Hermès sono stati condannati per un giro illegale di contraffazione.
Il profitto per chi opera nel settore dei superfalsi è elevatissimo: produrre una replica di qualità può costare solo 120 euro, ma essere venduta a oltre 1.400 euro.
Una fabbrica in Cina che produce 300 false Birkin al mese può guadagnare oltre 120.000 euro mensili.
Ciononostante, molti marchi sembrano non aver compreso appieno la portata del fenomeno.
LVMH, per esempio, ha speso 10 miliardi di euro in pubblicità nel 2024, ma solo 40 milioni in attività anticontraffazione. Una cifra esigua se confrontata con la minaccia che i superfalsi rappresentano.
Oggi, comprare una replica non è più un atto clandestino ma una scelta consapevole, anche sociale. E per i marchi del lusso, ignorare questo cambiamento potrebbe significare perdere una generazione intera di consumatori.