Bova, parla il suo avvocato: “Padre e uomo solido non cede ai ricatti”
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La diffusione degli audio privati di Raoul Bova con Martina Ceretti sta avendo come era logico aspettarsi un suo risvolto legale, l’attore è stato ricattato per diverse settimane attraverso un numero di telefono a lui sconosciuto affinché pagasse una grossa somma di denaro (si parla di 100.000 euro) perché gli audio non fossero diffusi. Bova ha denunciato il tentativo di estorsione e gli audio sono diventati di pubblico dominio sul web scatenando una gogna mediatica non indifferente nella quale di riflesso sono finite anche la compagna Rocio Munoz Morales, con la quale i rapporti erano in crisi da tempo e le due figlie di 6 e 9 anni.
Affari Italiani a firma Gabriele Parpiglia, ha realizzato una intervista con David Leggi, legale di Bova, una occasione per l’avvocato di spiegare cosa comporta una gogna mediatica del genere e fare il punto sullo stato psicofisico dell’attore, in uno dei periodi più difficili della sua vita. David Leggi nella giornata del 28 luglio ha diffuso un comunicato tramite l’Ansa per far riflettere sui pericoli che nascondono i social media e il mondo del web in generale:
“Le azioni compiute, su cui gli inquirenti stanno indagando – ha scritto l’avvocato – hanno attivato il web in maniera illecita e inaccettabile, dove si continua a diffondere in maniera incontrollata materiale la cui natura va ancora accertata. Si è attivata una macchina infernale che non guarda in faccia a nessuno, né alle persone né ai loro figli, che non hanno tutti gli strumenti per discernere la cronaca dalla cattiveria o dal voyeurismo di bassa lega. Tutto ciò fa riflettere sui meccanismi collegati al mondo del web e dei social media che sembrano essere il nuovo il far west”

L’intervista
Gabriele Parpiglia prima di raccontare quanto emerso nell’intervista, ha tenuto a precisare che Raoul Bova ha denunciato il crimine di cui era la vittima designata, diverso tempo prima che scoppiasse il caos, soprattutto prima che qualche individuo privo di scrupoli divulgasse gli audio che lo riguardavano e di cui conosceva i contenuti. Secondo il giornalista “saranno i cellulari che parleranno e racconteranno chi sono i colpevoli e quali responsabilità abbiano le persone coinvolte”. Ma non finisce qui, Parpiglia ha anche affermato che nella vicenda “è stata chiaramente coinvolta la parte legale di Google che gestisce Youtube, piattaforma dove Bova è stato sputtanato per intenderci. E anche da Google, secondo le nostre informazioni, presto avremo novità in merito.”
Di seguito le domande poste da Gabriele Parpiglia per Affari Italiani e le risposte dell’avvocato Leggi:
” Avvocato, si aspettava di trovare il “far west” del web?
Purtroppo ce ne rendiamo conto solo quando in quel far west, in quel tritacarne, rimane intrappolato qualcuno a noi caro. Il che ci fa fermare e riflettere sotto un diverso punto di vista: quello dei danni che possono fare giudizi superficiali, cattivi, privi di analisi delle innumerevoli situazioni umane.
Come si può descrivere, a chi non ha i mezzi per difendersi, questa giungla che sta gestendo?
Sia chiaro: il web è stata una svolta epocale che ha accorciato confini e distanze, purtroppo, però, nel bene e nel male. In questi casi siamo costretti a coglierne la declinazione peggiore: i giudizi istantanei e superficiali, figli di frustrazioni e cattiveria gratuita. Uno Squid Game al quale, nonostante si sappia di poter essere mediaticamente uccisi, vi si partecipa comunque, convinti che a “noi” non potrà mai capitare…e invece può capitare a chiunque, famosi o no.
Quali sono i reali rischi, da un punto di vista umano, per la vittima?
Avete idea di quanti ragazzi fanno scelte drastiche proprio perché non hanno la forza e le risposte a questo tipo di cose? Pretendiamo di giudicare la vita degli altri come se stessimo guardando un oggetto e non una persona, dimenticando che ha un proprio vissuto e che quello che si vede in superficie è insignificante. Ecco, direi alle mie figlie di farsi scivolare addosso i (pre)giudizi di chi non le conosce.
Quali sono i rischi per il “carnefice” nel momento in cui viene utilizzata la sfera e le comunicazioni private ed intime e violata la privacy di una persona?
Allo stato attuale gli strumenti di tutela sono il Garante della Privacy, che irroga sanzioni e può ordinare la rimozione di contenuti dal web, e l’Autorità Giudiziaria, civile e penale, a seconda che si persegua un risarcimento del danno ovvero, in caso di illeciti costituenti reato, che lo Stato applichi una pena.
Come pensa possa finire una storia del genere?
I tempi del web sono troppo rapidi per essere tutelati con questi strumenti che, benché cerchino di essere il più celeri possibile, danno risposte postume che non riescono nemmeno a fungere da deterrente per gli altri. Oramai utilizziamo la pec per ogni cosa, un buon inizio forse potrebbe essere quello di subordinare la possibilità di aprire un canale o un profilo solo dopo identificazione certa. Già così elimineremmo tutti i fake e responsabilizzeremmo gli utenti, rendendoli consapevoli del fatto che una tastiera e un monitor non sono uno schermo di impunità.
Quali sono le difficoltà di un legale nell’affrontare una cosa del genere?
La consapevolezza di quel disallineamento temporale fra web ed effettiva tutela di coloro che ne restano vittima.
Come sta Raoul Bova?
E’ un padre ed un uomo solido. Non arretra di fronte alla violenza altrui né, come d’altronde è oramai noto, davanti ai ricatti.”
Le indagini
Intanto proseguono le indagini per cercare di ricostruire l’intricata vicenda e le responsabilità. Persone informate sui fatti sono Martina Ceretti, la presunta amante di Bova, ed un suo amico, un rampollo della Milano bene, Federico Monzino di professione pr. Sono stati loro, in base a quanto dichiarato da Monzino, a passare gli audio a Fabrizio Corona. Nell’interrogatorio sono per ora emerse incongruenze nelle deposizioni dei due, un rimbalzarsi reciproco delle responsabilità.
Per ammissione di Monzino, Martina voleva diventare famosa e ha voluto che Corona divulgasse le chat, poi pensando fosse controproducente la Ceretti ci avrebbe ripensato e avrebbe fatto chiedere indietro gli audio da Monzino, ma Corona non ne ha voluto sapere e li ha mandati on line. Ovviamente gli investigatori dovranno accertare se quanto riferito dai due corrisponda a verità e se davvero come hanno riferito, del tentativo di estorsione non ne erano a conoscenza
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