Chiara Ferragni in tribunale: il “Pandoro Gate” e il crollo di un impero digitale
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L’immagine scintillante dell’imprenditrice digitale Chiara Ferragni si è scontrata, per la prima volta, con la cruda realtà di un’aula di tribunale.
L’influencer da oltre 28 milioni di follower su Instagram è comparsa oggi, martedì 5 novembre, davanti al giudice di Milano per l’udienza preliminare del cosiddetto “Pandoro Gate”, il caso che la vede accusata di truffa aggravata in relazione alla vendita del pandoro Balocco “Pink Christmas” e, in una vicenda collegata, delle uova di Pasqua “Dolci Preziosi”.
“È una fase sicuramente difficile della mia vita e penso mi capirete se non mi sento di fare ulteriori dichiarazioni, però grazie di essere qua e andiamo avanti”, ha dichiarato Ferragni, visibilmente provata, uscendo dall’udienza a porte chiuse.
Parole misurate che riflettono un momento di profonda crisi, non solo legale ma anche di reputazione, per colei che fino a poco tempo fa era considerata un’icona inattaccabile del successo digitale.

Il meccanismo della presunta truffa
Il fulcro dell’accusa, portata avanti dalla Procura di Milano, riguarda la presunta comunicazione ingannevole delle iniziative benefiche promosse dalle aziende di Ferragni.
Il caso pandoro Balocco
- L’azienda Balocco aveva messo in vendita il pandoro griffato Ferragni a un prezzo notevolmente maggiorato (oltre 9 euro contro i circa 3,68 euro del pandoro tradizionale).
- L’accusa sostiene che molti consumatori avrebbero creduto che la differenza di prezzo, o almeno parte di essa, sarebbe stata devoluta in beneficenza all’Ospedale Regina Margherita di Torino.
- In realtà, la donazione di 50.000 euro da parte di Balocco era stata effettuata in una somma fissa, prima dell’inizio dell’iniziativa, e non era in alcun modo legata alle vendite del prodotto.
- Parallelamente, Ferragni e le sue società avrebbero incassato oltre un milione di euro per la promozione dell’iniziativa sui social, generando un “ingiusto profitto” e un inquantificabile ritorno d’immagine.
Un meccanismo simile, secondo gli inquirenti, si sarebbe ripetuto anche per le uova di Pasqua solidali del 2021 e 2022, per le quali la Procura contesta all’imprenditrice un ingiusto profitto complessivo di circa 2,2 milioni di euro.

L’udienza preliminare e le parti civili
L’udienza, di carattere interlocutorio, si è concentrata sulla richiesta di costituzione di parte civile da parte dei soggetti che si ritengono danneggiati.
- Ritiro delle richieste: Diverse parti interessate hanno ritirato la loro richiesta di partecipazione dopo aver raggiunto accordi transattivi. È il caso di una pensionata di 76 anni di Avellino, risarcita da Ferragni per essersi sentita ingannata.
- Casa del consumatore rifiuta: L’associazione dei consumatori Casa del Consumatore è l’unico soggetto rimasto in gioco. Ha rifiutato un’offerta di risarcimento di 5.000 euro da parte della difesa, ritenendola “irrisoria” rispetto ai profitti contestati, e chiede invece una campagna sui social media per avvertire il pubblico su potenziali truffe.
- Prossima tappa: Il giudice si è riservato di decidere sull’ammissione dell’associazione al processo. La prossima udienza è stata fissata per il 25 novembre e la sentenza non è attesa prima di gennaio 2026.
L’imprenditrice, difesa dagli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, ha optato per il rito abbreviato, una scelta che, in caso di condanna, consente una riduzione della pena.
La difesa si è detta “serena”, convinta che “l’innocenza della nostra assistita sarà confermata” e che la questione fosse già stata risolta in sede amministrativa con l’Antitrust.

Il danno reputazionale e le conseguenze finanziarie
Lo scandalo, esploso a fine 2023 e concretizzatosi con le multe dell’Antitrust (un milione di euro a Ferragni e 400.000 euro a Balocco per “pratiche commerciali scorrette”), ha innescato una crisi di reputazione di proporzioni inaudite per l’influencer.
- Contratti rescissi: Brand di alto profilo come Safilo e Coca-Cola hanno interrotto i loro rapporti commerciali con Ferragni.
- Le scuse: L’imprenditrice aveva tentato di arginare il danno con un video di scuse sui social, impegnandosi a donare in beneficenza un milione di euro all’Ospedale Regina Margherita e coprendo le spese legali.
- La lotta continua: Nonostante gli accordi raggiunti con altre associazioni di consumatori (tra cui una donazione di 200.000 euro a favore di un’organizzazione a sostegno delle donne vittime di violenza di genere), la Procura ha ritenuto necessario procedere con l’accusa.
Il caso “Pandoro Gate” ha sollevato un dibattito cruciale sulla trasparenza e l’etica nel marketing degli influencer e nelle operazioni di charity che sfruttano il personal branding.
Il futuro di Chiara Ferragni, tra un processo in corso e le gravi conseguenze sul suo brand, è ora appeso a una sentenza che potrebbe non solo impattare sulle sue finanze e sulla sua libertà (rischia una pena detentiva), ma ridefinire l’intero ecosistema dell’influencer marketing in Italia.

