Eleonora Cadeddu, l’approdo a “Un medico in famiglia”, come ha vissuto il set, il rapporto con i social
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Lei è Eleonora Cadeddu, diventata attrice quasi per caso a soli 2 anni e divenuta popolarissima con il personaggio di Annuccia nella serie tv “Un medico in famiglia”. Ospite del podcast “1% donna”, l’attrice ha raccontato il suo percorso di bambina, di adolescente e di donna, fuori dall’ordinario. Pur essendo rimasta sempre con i piedi per terra senza essersi fatta travolgere dal frullatore del successo, ha trovato renitenza da parte delle case di produzione una volta conclusa la serialità. Nel suo racconto i ricordi dell’approdo a una delle serie tv più amate e il rispetto che hanno avuto tutti del suo essere bambina, il racconto del “dopo” e dei pregiudizi artistici di cui è stata vittima, ma andiamo con ordine, riportando qualche passaggio significativo della sua intervista.
L’intervista
Da Milano a Roma attrice e star televisiva a 2 anni – “Io sono Eleonora Carola Cadeddu, questo secondo nome che ho sempre rinnegato, sempre odiato, volevo nasconderlo, invece adesso sto iniziando ad apprezzarlo. Ho 30 anni compiuti quest’anno, nasco a Milano, sono la terza di tre figli, ho una sorella più grande e un fratello più grande, nasco dopo tanto tempo dai miei fratelli, ho otto anni di differenza con mio fratello e quindi sono a tutti gli effetti la piccola di casa. La mia particolarità è stata quella di trasferirmi da piccolissima per lavoro a Roma e qui inizia la mia vita un po’ sparsa.
Già sono sparsa di nascita perché mia madre è altoatesina, mio papà è sardo, si incontrano a Merano in Alto Adige, vivono a Milano, io nasco a Milano, ma subito mi trasferisco a Roma. All’epoca mia mamma lavorava in una agenzia di moda per bambini, per fare un lavoretto part time perché lei essendo altoatesina, desiderava farci studiare il tedesco e quindi ci ha mandati tutti e tre alla scuola tedesca che però era molto lontana da casa nostra. Per questi motivi mia mamma ha cercato un lavoretto vicino alla scuola.
La agenzia dove mia madre lavorava manda mio fratello a fare il provino per un medico in famiglia, mia mamma lo prende quasi come un gioco, all’epoca addirittura pagavano il viaggio per fare i provini, cosa che adesso non esiste minimamente (ride). Quindi mia ma mamma ha detto ‘ma sì proviamo facciamoci questo weekend a Roma. Quindi mia ma mamma ha detto ‘ma sì proviamo facciamoci questo weekend a Roma. Mi porta con sé perché io avevo due anni, ma dovevo essere solo l’accompagnamento. Arriviamo a Roma nel luogo del provino, mi guardano e dicono a mia madre ‘ma lei sarebbe interessata a far fare il provino anche a sua figlia?’ mia mamma tranquillamente ha detto ‘ma certo portatevela dentro’ sono entrata a fare questo provino e da lì il famoso sliding doors, cambia tutta la nostra vita”
Le maestre dietro le quinte, i compiti svolti tra le pause tra una scena e un’altra e le fughe in attrezzeria per sfuggire alle lezioni – “Ho avuto per le elementari un insegnante, per le medie anche e poi per il periodo del liceo ho avuto un’altra insegnante. Non volevo fare i compiti cercavo di scappare il più possibile. I buchi tra una scena e l’altra erano il mio incubo perché sapevo che dovevo fare i compiti, da piccola scappavo in attrezzeria, un container gigante pieno di oggetti di scena, che vanno dai piatti alle poltrone ai tavolini, ai giochi, c’era praticamente tutta la casa Martini ( la famiglia protagonista della serie ndr), compresi i doppioni degli oggetti nel caso qualcosa si fosse rotta. Io andavo nel mio angolo giochi e mi nascondevo lì, poi dopo un po’ sentivo la mia maestra che girava e chiedeva a tutti se mi avessero vista. Poi mi trovava e dovevo andare a fare i compiti. Ho vissuto questa vita particolare, però ho avuto tante cose che mi hanno tenuta ben radicata a terra”
Il peso che a volte significava essere famose da piccole – “Ci sono stati momenti in cui l’avere avuto una fanciullezza e una adolescenza particolari mi sono pesati, ma chi era intorno a me ha sempre rispettato la mia età e le mie esigenze. Sono successi episodi particolari, una volta dovevo andare al cinema con le mie amiche, avevo 13-14 anni, la prima volta al cinema da sola con le amiche, una emozione incredibile. Chiamano mia mamma e le dicono che Gianni Morandi mi vuole invitare a un suo programma televisivo, io le dico che non posso che devo andare al cinema con le mie amiche.
Mia madre chiama la produzione e riferisce che non posso andarci, a quel punto Gianni Morandi si impunta, si fa dare il mio numero personale e mi chiama, gli rispondo che devo andare al cinema e lui mi risponde ‘senti facciamo una bella cosa, porta le tue amiche in studio così fate una cosa diversa’ Gli rispondo che proverò a chiamare le mie amiche ma che non vorranno. Chiamo le mie amiche e glielo propongo, loro entusiaste chiedono di portarmi con loro. Chiaramente per loro era la prima volta in uno studio televisivo, erano felicissime, io ovviamente un po’ meno, per me era la normalità, c’erano i momenti in cui non mi andava di andare sul set o di fare cose legate al mio lavoro e lì entrava in gioco la complicità con mio fratello”.
La fine della serie tv, la paura del giudizio degli altri, il pregiudizio delle case di produzione, il rapporto con i social – Eleonora ha rivelato quanto conclusa la serie il suo personaggio e la sua popolarità siano state un ostacolo e come le agenzie le abbiano precluso nuove opportunità. Le veniva detto “sei troppo riconoscibile, sei troppo conosciuta” e in un’età “in cui non sai né carne né pesce”. Ci è rimasta male in quanto non le sono state date altre opportunità, c’è chi addirittura ha misurato il suo peso artistico in base ai follower su Instagram.
“Arriva Instagram ma anche lì lo uso in maniera molto privata, foto del tramonto, non voglio assolutamente renderlo pubblico perché non ero abituata, mi dava fastidio che mi si potesse seguire dentro casa. Subivo molto il giudizio dei miei coetanei, io sono andata a una scuola tedesca, una scuola privata, quindi leggermente snob , avevo un po’ paura del giudizio dei miei compagni che avrebbero potuto dirmi ‘guarda cosa si è ridotta a fare’, mi auto giudicavo, pensavo che avrebbero pensato questo di me.
Quindi non ho aperto Instagram ho pensato di voler fare l’attrice che non ha i social, se mi riconoscono ho pensato mi devono riconoscere per le cose che ho fatto, insomma ero contrarissima. Quando ho deciso di rimettermi in gioco e sono andata a fare quei pochi provini, pochi perché le agenzie non mi volevano, un giorno una agenzia mi chiese ‘Quanti follower hai su Instagram?’ da lì ho deciso di rendere pubblico il profilo, il mio pensiero è stato ‘perché devo precludermi una cosa da sola che potrebbe aiutarmi a farmi lavorare’. Quindi ho pensato che se per lavorare serviva anche questo lo ho fatto, un po’ come mettere la patente sul curriculum. Appena reso pubblico il profilo Instagram, ho cominciato subito a ricevere tantissimi follower, all’inizio la cosa mi ha messa in imbarazzo, non sapevo come approcciare, soprattutto non sapevo chi volevo essere sui social”.
Il presente, la gioia e la soddisfazione di insegnare recitazione – Eleonora ha raccontato di aver pensato come piano B nel caso non fosse più riuscita a recitare, di iscriversi all’Università. Cosa che non ha più fatto in quanto le si è palesata una nuova opportunità: l’insegnamento teatrale. Insieme al suo compagno gestisce una ditta individuale che propone corsi di formazione teatrale nelle scuole. Con il passare del tempo l’attività si è allargata e le scuole sono diventate 15, a Roma.
“La soddisfazione più grande arriva dal feedback dei bambini e dall’osservare l’evoluzione emotiva degli adolescenti – ha dichiarato Eleonora – arrivano riluttanti e finiscono per essere distrutti ed emozionati il giorno dello spettacolo”.

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