Ermal Meta al fianco della Global Sumud Flotilla: musica, attivismo e solidarietà per Gaza

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Il 2 settembre 2025, Ermal Meta ha scosso i social con un messaggio potente:
“Come si fa a sperare che una missione umanitaria fallisca? Sto leggendo cose assurde. Umanità, ripigliati!”
Con queste parole, il cantautore italo-albanese ha espresso sdegno per le critiche rivolte alla Global Sumud Flotilla, la più vasta missione civile internazionale mai organizzata per portare aiuti alla popolazione della Striscia di Gaza, stremata da 18 anni di assedio e da mesi di bombardamenti.
Non è la prima volta che Ermal Meta si espone su temi umanitari. Da anni, la sua voce si affianca a battaglie civili su migrazioni, guerre, diritto alla cura e pace.
La sua presa di posizione in questo caso è più che simbolica: è una chiamata alla coscienza collettiva, in un momento in cui la solidarietà viene talvolta derisa o criminalizzata.
La Flottiglia della Resilienza
La Global Sumud Flotilla è formata da oltre 50 navi civili provenienti da 44 Paesi, e coinvolge più di 15.000 attivisti, medici, volontari, intellettuali e artisti.
Il termine “sumud”, che in arabo significa “resilienza”, richiama una resistenza non violenta, culturale e civile, portata avanti da chi continua a credere nei diritti umani anche dove sembrano svaniti.
A bordo delle navi si trovano volti noti come Greta Thunberg, Susan Sarandon, Mark Ruffalo, Liam Cunningham, Zerocalcare, Isabella Ferrari, Fiorella Mannoia, Alessandro Barbero, e tanti altri.
La loro presenza ha attirato l’attenzione dei media internazionali, trasformando la missione in un gesto pubblico contro l’indifferenza.
Un gesto simbolico e concreto
Le navi non portano armi, ma beni di prima necessità: medicinali, cibo, acqua, forniture sanitarie e attrezzature scolastiche.
A Genova, il collettivo Music for Peace, insieme ai portuali del CALP, ha raccolto oltre 300 tonnellate di aiuti. La nave Life Support di Emergency, in partenza da Catania, si unisce alla spedizione con un doppio valore: simbolico e operativo.
Secondo i promotori, l’obiettivo è anche quello di creare un corridoio umanitario permanente verso Gaza — bypassando i blocchi politici e militari, ma nel pieno rispetto del diritto internazionale.
Una storia che si ripete
Non è la prima volta che una flottiglia tenta di rompere il blocco. Celebre è la Freedom Flotilla del 2010, attaccata dalle forze israeliane in acque internazionali, con 10 morti a bordo della nave Mavi Marmara.
Da allora, decine di iniziative simili sono partite con alterne fortune. Ma questa è la prima volta che il sostegno è così vasto, coordinato e partecipato.
Reazioni internazionali
Israele ha reagito con durezza, minacciando l’arresto degli attivisti. Il ministro della Sicurezza, Itamar Ben-Gvir, ha definito la missione “una provocazione terrorista”, proponendo la detenzione dei partecipanti in carceri di massima sicurezza.
La risposta di alcuni Paesi europei, tra cui Spagna, Francia e Norvegia, è stata diversa: Barcellona ha concesso piena protezione diplomatica al proprio equipaggio e anche l’Italia, pur senza esporsi ufficialmente, ha facilitato partenze e logistica nei porti di Genova e Catania.
La forza dell’umanità
Nonostante le difficoltà, tra maltempo e minacce, la Global Sumud Flotilla continua la sua missione. Alcune navi sono tornate temporaneamente in porto, ma i preparativi per ripartire sono in corso.
Come ha scritto Ermal Meta, “l’umanità deve ripigliarsi”. Forse, in mezzo a un Mediterraneo sempre più chiuso, queste barche cariche di dignità e speranza sono proprio il segnale che la coscienza civile europea — seppur stanca — non è ancora affondata.