Eurovision, RTÉ chiede dibattito sull’inclusione di Israele

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L’emittente pubblica irlandese RTÉ ha chiesto ufficialmente all’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU) di aprire una discussione sull’inclusione di Israele all’Eurovision Song Contest 2025, in programma dal 13 al 17 maggio a Basilea, in Svizzera.
La richiesta arriva dopo una lettera aperta firmata da 72 ex partecipanti alla competizione musicale, nella quale si invoca l’esclusione dell’emittente israeliana Kan per presunta complicità nei crimini commessi durante il conflitto in corso a Gaza.
Il direttore generale di RTÉ, Kevin Bakhurst, ha dichiarato mercoledì di essere “inorridito dagli eventi in corso in Medio Oriente”, sottolineando sia il tragico bilancio delle vittime civili a Gaza sia la situazione degli ostaggi israeliani ancora detenuti.
Bakhurst ha precisato che la richiesta di discussione è motivata dalla volontà di affrontare la questione in modo responsabile e imparziale, riconoscendo al contempo la “forte pressione politica” esercitata dal governo israeliano sull’emittente Kan.
Israele partecipa all’Eurovision dal 1973, primo paese non europeo ad essere ammesso al concorso.
Tuttavia, la sua presenza è diventata oggetto di crescenti controversie a causa del conflitto israelo-palestinese. Già nel 2024, durante l’edizione svoltasi a Malmö, Svezia, la questione aveva generato tensioni, quando l’EBU chiese alla concorrente irlandese Bambie Thug di rimuovere dal viso e dalle gambe simboli in alfabeto ogham che recitavano “Cessate il fuoco” e “Libertà per la Palestina”.
Quest’anno Israele sarà rappresentato da Yuval Raphael, una giovane cantante di 24 anni sopravvissuta al massacro compiuto da Hamas al festival musicale Nova, nei pressi della Striscia di Gaza, il 7 ottobre 2023.
Gli attacchi di Hamas causarono la morte di circa 1.200 persone, scatenando l’offensiva militare israeliana che, secondo fonti palestinesi, ha provocato oltre 52.000 vittime a Gaza.
La lettera degli artisti, firmata anche da ex vincitori come Salvador Sobral e Charlie McGettigan, accusa Kan di essere “complice del genocidio israeliano” e di contribuire a una narrazione mediatica che giustifica l’occupazione e le operazioni militari.
Il documento allegato denuncia episodi in cui giornalisti di Kan avrebbero sostenuto o celebrato la distruzione di Gaza.
Gli artisti sostengono che consentire la partecipazione di Israele sarebbe un esempio di “doppio standard”, ricordando l’esclusione della Russia nel 2022 in seguito all’invasione dell’Ucraina.
Parallelamente, sei ministri degli Esteri europei – provenienti da Irlanda, Islanda, Lussemburgo, Norvegia, Slovenia e Spagna – hanno espresso “grave preoccupazione” per i presunti piani di Israele di espandere le operazioni militari e mantenere una presenza stabile a Gaza.
In risposta alle critiche, l’EBU ha riaffermato il proprio impegno a mantenere l’Eurovision un evento “universale” e “inclusivo”, capace di promuovere la diversità attraverso la musica.
Un portavoce ha dichiarato che l’organizzazione “comprende le preoccupazioni” legate al conflitto, ma ribadisce che nessun membro aveva formalmente richiesto l’esclusione di Kan fino ad ora.
La situazione mette in evidenza la crescente difficoltà di mantenere un evento culturale apolitico in un mondo sempre più polarizzato. L’EBU si trova ora a un bivio delicato, chiamata a bilanciare i valori dell’inclusività e della neutralità con le richieste sempre più pressanti di artisti e paesi membri.