Fregene, omicidio Camboni: sospetti su premeditazione

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Stefania Camboni, 58 anni, è stata uccisa a coltellate nella sua abitazione a Fregene nella notte tra mercoledì e giovedì. A ritrovare il corpo è stato il figlio, Francesco Violoni, rientrato dal lavoro, che ha scoperto la madre riversa a terra accanto al letto, coperta da cuscini e con numerose ferite al torace.
L’arma del delitto, un oggetto da taglio, non è ancora stata ritrovata.
Per l’omicidio è stata fermata Giada Crescenzi, compagna trentenne del figlio della vittima, ora detenuta nel carcere di Borgata Aurelia a Civitavecchia, dove ha trascorso la prima notte in isolamento.
È accusata di omicidio aggravato da minorata difesa, abuso di relazioni domestiche e ospitalità. L’udienza di convalida del fermo potrebbe tenersi già sabato davanti al giudice per le indagini preliminari.
Secondo la sua versione, la sera del delitto Giada aveva cenato con il compagno e la suocera, poi era andata a letto e, come d’abitudine, si era addormentata con i tappi alle orecchie.
Si sarebbe svegliata solo al rientro del compagno, che ha trovato la porta aperta e la madre già morta.
La sua avvocata, Anna Maria Anselmi, ha ribadito l’innocenza della giovane, sottolineando come le ricerche online — su come rimuovere tracce ematiche da un materasso e come avvelenare — siano state fraintese: la prima riferita a macchie mestruali, la seconda a un problema con piante invasive. “In ogni caso — ha aggiunto la legale — la signora Camboni è stata accoltellata, non avvelenata”.
Tuttavia, gli investigatori stanno valutando anche l’ipotesi della premeditazione.
Alcuni indizi spingerebbero in questa direzione, tra cui i post pubblicati da Giada Crescenzi su Facebook pochi giorni prima del delitto.
In almeno due messaggi, datati 5 e 8 maggio, la donna descriveva una situazione “critica” e chiedeva aiuto per trovare con urgenza un alloggio lontano dalla casa di via Agropoli, dove conviveva con la suocera da appena un mese.
“Dormiamo pure per terra, non ci interessa nulla, basta una cucina e un bagno”, scriveva, chiedendo soluzioni nei pressi dell’aeroporto di Fiumicino, dove il compagno lavora come guardia giurata.
Secondo l’avvocato Massimiliano Gabrielli, legale della famiglia Camboni, il movente sarebbe da ricercare nei difficili rapporti tra le due donne, e non in questioni ereditarie o nella vendita della villetta, contrasti ritenuti risolti da tempo.
“Si tratta di un gesto pianificato”, ha dichiarato, sottolineando come anche i messaggi social possano essere letti in un’ottica di premeditazione.
Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura di Civitavecchia, proseguono a ritmo serrato. L’autopsia sul corpo della vittima sarà eseguita nelle prossime ore e potrà fornire ulteriori dettagli utili per ricostruire con esattezza la dinamica e l’orario dell’omicidio.