Garlasco, chiesta la revoca della semilibertà per Stasi

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Alberto Stasi, che sta scontando una condanna di 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi il 13 agosto 2007, rischia di vedersi revocare la semilibertà a causa della mancata richiesta di autorizzazione a rilasciare un’intervista a “Le Iene” durante un permesso. In passato la Procura aveva espresso parere negativo sulla richiesta di Stasi di rilasciare un’altra intervista.
Ci sono due modi di interpretare la norma da parte della Procura e dal carcere di Bollate, secondo i primi Stasi avrebbe dovuto chiedere l’autorizzazione per rilasciare l’intervista, mentre per la struttura carceraria non ci sono infrazioni. Stasi tra l’altro aveva scritto una lettera al Tribunale di Sorveglianza nella quale specificava che l’intervista “è stata registrata durante il permesso premio del 22 marzo scorso e non si sono rilevate, pertanto, infrazioni alle prescrizioni”. La Procura sembra comunque irremovibile e a suo avviso la vicenda avrebbe dovuto essere valutata diversamente.
Stasi dal 2023 lavora come contabile fuori dal carcere di Bollate dove deve tornare ogni giorno una volta terminate le attività in ufficio.
Intervista giudicata dalla Procura negativa per il percorso rieducativo del detenuto
L’intervista rilasciata da Stasi, secondo la Procura rappresenta un brutto capitolo e di non poca rilevanza per quanto riguarda il percorso rieducativo di Stasi. Anche in questo caso, di ben altro parere sono gli psicologi e il direttore del carcere di Bollate, Giorgio Leggieri, che non è la prima volta che sottolinea che nell’intervista non sono state rilevate “infrazioni alle prescrizioni del tribunale”
L’equipe dell’istituto ha più volte sottolineato che Stasi pur proclamandosi innocente, ha tenuto “un comportamento in linea con l’accettazione della condanna e ha sempre manifestato empatia e sofferenza verso la vittima”
La nuova inchiesta sul delitto di Garlasco
Intanto il nuovo filone dell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi prosegue, l’intenzione non è principalmente quella di riscrivere la storia dell’omicidio di Chiara Poggi, quanto rimediare ai tanti buchi della prima indagine, nella quale tra l’altro non furono nemmeno acquisite le immagini delle telecamere sparse nel paese e un gatto fu dimenticato sul luogo del delitto che cercando una via d’uscita inquinò suo malgrado con le zampe gran parte dei reperti.
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