Garlasco, Nordio contro la sentenza di condanna per Stasi: “Irragionevole”

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Garlasco sta tristemente perdendo la natura noir che contraddistingue un triste fatto di cronaca per assumere i contorni di una serie tv. In un Paese in cui tutti sanno tutto, ma soprattutto si sentono in dovere di aprire la bocca su tutto, sminuire la morte violenta di una ragazza per ridurre il tutto a discussioni su quanto Stasi, in carcere per omicidio, sia innocente o colpevole lascia parecchia amarezza.
Nel novero di coloro che hanno voluto mettere bocca sulla vicenda c’è anche il Ministro della Giustizia, Nordio, che intervistato durante “Zona Bianca”, su Rete4 ha dichiarato che è “irragionevole” condannare un imputato senza rifare il processo, dopo che il medesimo è stato giudicato innocente in due procedimenti precedenti. Un modo di pensare che non si potrebbe neanche definire garantista, ma che tutelerebbe gli indagati da sopravvenuti indizi a loro carico annullando quanto esperito su di loro fino a quel momento.
Il ministro non ha fatto nomi, ma il riferimento alla vicenda di Garlasco è apparso evidente: “Trovo irragionevole che dopo una sentenza o due sentenze di assoluzioni – ha dichiarato Nordio – sia intervenuta una condanna senza nemmeno rifare l’intero processo. Tutto questo è irrazionale”.
Secondo il ministro “se per legge si può condannare soltanto al di là di ogni ragionevole dubbio, quando uno o più giudici hanno già dubitato al punto da assolvere, non si vede come si possa condannare. Questo secondo me è irragionevole e andrebbe cambiato con una riforma che noi abbiamo provato a fare e abbiamo fatto a metà”.
Nordio esclude conseguenze per i magistrati della vecchia inchiesta
Nordio sempre nel corso dell’intervista ha escluso che possano esserci provvedimenti per i magistrati della vecchia inchiesta, qualora emergessero nuovi elementi: “Secondo me – ha detto il Guardasigilli – la responsabilità si può avere soltanto quando il magistrato o non conosce la legge o dimostra di non conoscere le carte. È proprio per questo che, per tutti i processi, esiste nei paesi democratici un doppio o triplo grado perché si presume che la sentenza possa essere sbagliata”.
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