Garlasco, richiesto DNA anche a Panzarasa, amico di Stasi

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Garlasco- la nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi si sta allargando ad altre figure, già apparse nelle inchieste precedenti, ma reputate di contorno o di scarso interesse ai fini delle indagini. Per l’omicidio della ventiseienne uccisa nella sua casa il 13 agosto 2007, è stato condannato in via definitiva per omicidio l’ex fidanzato, Alberto Stasi.
Il giovane poco più che ventenne ai tempi dell’omicidio ha già scontato oltre 10 anni di detenzione dei 16 che dovrà trascorrere in carcere, il nuovo filone dell’inchiesta ha fatto emergere però nuovi particolari che potrebbero portare a una nuova narrazione della vicenda, Stasi ha agito da solo o in concorso con qualcuno? Ma soprattutto, ha qualche implicazione nell’omicidio?
Andrea Sempio indagato
Pur non essendo mai stata trovata una prova regina nell’inchiesta, le prove a carico di Stasi sono apparse abbastanza evidenti nei tre gradi di giudizio che ne hanno determinato la condanna. Nel nuovo filone è tornato ad essere indagato Andrea Sempio, vecchia conoscenza della famiglia Poggi, nonché caro amico di Marco, fratello della vittima. L’uomo qualche settimana fa, si è sottoposto al test del DNA che dovrà valutare se ci siano aderenze con quello rinvenuto sotto le unghie della vittima.
Il ruolo delle gemelle Cappa
Negli ultimi giorni è balzato nuovamente alle cronache anche il nome delle gemelle Cappa, Paola e Stefania, cugine della vittima, mai indagate per l’omicidio della Poggi, non lo sono tuttora, gli inquirenti hanno però ripreso in considerazione la testimonianza fornita all’epoca da un passante, che il giorno dell’omicidio, nelle ore in cui presumibilmente il medesimo è stato consumato, ha visto una delle gemelle allontanarsi dal luogo del crimine con un oggetto contundente in mano, un attizzatoio per camino o un martello.
Da una perlustrazione condotta questa settimana in un canale nei pressi della casa in cui ai tempi del delitto viveva la nonna delle gemelle Cappa, a Tromello, comune confinante con Garlasco, le forze dell’ordine hanno rinvenuto un martello, oggetto che i Poggi avevano indicato come unico ad essere scomparso dalla loro abitazione. Sono stati trovati inoltre altri oggetti tuttora sotto esame. A Paola e Stefania Cappa è stato richiesto di sottoporsi al test del DNA.
Marco Panzarasa
E veniamo a Marco Panzarasa, amico fraterno di Alberto Stasi, ascoltato ai tempi del delitto, ma mai indagato e non lo è tuttora. Il suo nome figura nell’elenco di coloro che dovranno fornire volontariamente il loro DNA per compararlo con quello rinvenuto sotto le unghie della Poggi.
Le tracce genetiche di Panzarasa, appena laureato nel 2007 e ora avvocato, saranno confrontate anche con alcuni oggetti reperiti dalla Procura e mai analizzati fino ad oggi. Panzarasa conosce Stasi praticamente da sempre, era il suo compagno di banco al liceo, ma ancor prima frequentavano insieme l’oratorio di Garlasco. E’ Panzarasa l’amico con cui Stasi trascorre la vacanza studio a Londra poche settimane prima della morte di Chiara Poggi, i due tornano in Italia il 4 agosto, una decina di giorni prima del delitto.
Nei giorni successivi alla morte della Poggi, l’abitazione di Panzarasa viene perquisita, i carabinieri porteranno via il pc e altro materiale informatico, ma i controlli non porteranno a nulla se non all’odio social che investirà il giovane. Ai carabinieri Panzarasa racconterà all’epoca, che Stasi a Londra gli ha fatto vedere delle foto intime di Chiara, a quanto pare non volontariamente, un errore mentre scorrevano le immagini, viene messo inoltre a verbale che Stasi “aveva scaricato da internet dei video pornografici che comunque non mi mostrava. Io a Londra ho acquistato una scheda telefonica inglese e mi sembra di ricordare che l’abbia acquistata anche Alberto Stasi. Poi dopo il rientro non la ho più usata in Italia”
I rapporti con Stasi raffreddano subito dopo il clamore mediatico che piomba su Garlasco, si evince dal racconto che il giovane fornisce il 30 agosto del 2007 nella caserma dei carabinieri : “Nella caserma di Garlasco ho intravisto Alberto ma non ho potuto parlargli perché impegnato con i carabinieri. Il giorno dopo ho chiamato il padre di Alberto chiedendogli di come si sentiva il figlio. Lo stesso mi disse che stava riposando per cui non l’ho disturbato. Nei giorni seguenti ho cercato invano di contattare Alberto attraverso sms inviati dal mio al suo cellulare.
Ricordo di avergli mandato 3 sms e precisamente uno nei giorni immediatamente successivi al fatto, un secondo immediatamente dopo l’avviso di garanzia ed un terzo pochi giorni fa prima del mio rientro dalla Spagna in cui lo invitavo a prendere un caffè per una chiacchierata. A tutti e tre sms non ho mai ricevuto risposta ne tantomeno Alberto mi ha mai chiamato dopo il 13 agosto 2007″.
Adesso i nomi di Marco Panzarasa e delle sorelle Cappa sono tornati, seppur non indagati, ad essere associati alla triste vicenda di Garlasco.
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