Gaza, rivolta nell’intelligence israeliana contro Netanyahu

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In un gesto senza precedenti, 41 ufficiali e riservisti dell’intelligence militare israeliana hanno annunciato il loro rifiuto di partecipare ulteriormente alla guerra nella Striscia di Gaza, definendo gli ordini ricevuti come “chiaramente illegali” e moralmente inaccettabili.
La clamorosa dichiarazione, contenuta in una lettera indirizzata al primo ministro Benjamin Netanyahu, al ministro della Difesa Israel Katz e al capo di stato maggiore delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), denuncia apertamente la condotta del governo e il proseguimento di quella che definiscono una “guerra eterna e inutile”.
I firmatari, identificati come membri della direzione dell’intelligence militare — probabilmente inclusi ufficiali dell’Unità 8200, branca d’élite per la sorveglianza elettronica — affermano che la guerra a Gaza è diventata uno strumento per preservare il potere politico di Netanyahu e consolidare l’influenza di elementi “antidemocratici e messianici” all’interno del suo esecutivo.
“La nostra missione era proteggere Israele. Invece, ci troviamo a sostenere un’agenda politica che sacrifica vite innocenti, civili e militari, per fini che nulla hanno a che vedere con la sicurezza nazionale” si legge nella lettera.
I firmatari sostengono che quando un governo danneggia consapevolmente i civili o agisce per fini secondari, gli ordini impartiti non solo sono discutibili, ma apertamente illegittimi.
Uno degli ufficiali, intervistato dal Guardian, ha sottolineato la rottura etica con la leadership militare: “Queste morti sono inutili. Gli ostaggi soffrono e muoiono. I soldati vengono mandati allo sbaraglio. E a Gaza si uccide per nulla.”
La critica è feroce: secondo questi ufficiali, Netanyahu ha “pronunciato una sentenza di morte” contro gli ostaggi israeliani trattenuti da Hamas, sabotando deliberatamente un potenziale accordo di cessate il fuoco a marzo.
Secondo le autorità sanitarie di Gaza, l’offensiva israeliana, iniziata dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023, ha causato almeno 55.000 morti e oltre 125.000 feriti. Dall’altro lato, l’attacco iniziale di Hamas ha provocato circa 1.200 vittime in Israele.
Attualmente, 56 ostaggi israeliani rimangono prigionieri a Gaza; si ritiene che almeno 20 siano ancora vivi.
La lettera si inserisce in un crescente movimento interno di dissenso che include anche ex membri dell’Unità 8200.
A differenza di precedenti appelli, però, i firmatari attuali non si limitano a esprimere disaccordo: dichiarano apertamente il loro rifiuto di continuare a servire, pubblicamente o in modi più discreti.
Il movimento Soldiers for the Hostages, promotore dell’iniziativa, spera che questo gesto ispiri altri militari a riflettere sul significato del proprio servizio.
Come afferma uno degli ufficiali disertori: “Non posso più far parte di una guerra che considera il danno ai civili un effetto collaterale accettabile. È diventata una campagna di distruzione priva di senso, priva di anima.”