Giustizia: Selassiè braccialetto in tempo record, per Basciano e la maggior parte “manca la disponibilità”

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In barba ad aggressioni, stalking e femminicidi, lo Stato italiano candidamente dichiara di non avere la disponibilità di braccialetti elettronici per poter porre in essere i provvedimenti restrittivi adottati dai giudici. Qualche settimana fa il ministro della Giustizia Nordio si era spinto più in là dichiarando che i braccialetti oltre ad essere dispendiosi e introvabili non garantivano la tutela della vittima in quanto le forze dell’ordine non avevano a disposizione i mezzi necessari per intervenire tempestivamente in caso di pericolo.
Nordio quindi aveva consigliato alle donne vittime di atti persecutori di rifugiarsi in chiese e farmacie qualora, aggiungiamo noi, avessero la fortuna di trovarne qualcuna in prossimità. Verrebbe spontaneo giungere alla triste conclusione che denunciare uno stalking non trovi la necessaria tutela da parte delle Istituzioni a meno che non ci sia dietro a spingere per l’esecuzione di un qualsivoglia provvedimento, qualche politico o qualche esponente delle forze dell’ordine.
Alessandro Basciano
E’ di poche ore fa la notizia della mancata attuazione del provvedimento restrittivo per Alessandro Basciano, nei confronti del quale la Cassazione nella fase cautelare e non di merito, questo ci corre precisarlo, ha disposto l’applicazione del braccialetto elettronico a seguito della denuncia per stalking da parte della sua ex, Sophie Codegoni.
Alessandro Basciano dopo il 30 aprile, data della sentenza, a quanto si apprende ha continuato la sua vita ordinaria, non sappiamo se sia soggetto ad altro tipo di restrizione quale l’obbligo di firma, ma quest’ultima ipotesi decadrebbe dopo che il 36enne, di professione deejay ha partecipato a serate lavorative anche all’estero. E la Codegoni nel frattempo? Immaginiamo che dopo essersi esposta e aver seguito l’invito dello Stato a denunciare condotte persecutorie, adesso nonostante sia stato emesso un provvedimento non possa sentirsi tranquilla nel non vederlo applicato.
Non riteniamo che Basciano nella sua posizione di personaggio pubblico si vada ad avventurare in una nuova azione di stalking verso la sua ex, ma ciò che bisogna domandarsi è quante donne non conosciute si trovano nella situazione di Sophie Codegoni? Quanti uomini non conosciuti pubblicamente, obbligati a provvedimento restrittivo, adesso sono liberi di circolare liberamente e minacciare o vessare le proprie vittime? A questa domanda lo Stato, risponde con un semplice: “manca la disponibilità dei braccialetti” e ancor prima con “il braccialetto non risolve il problema”
Lulù Selassiè
In questo stato di cose, supportate dalle dichiarazioni di impotenza logistica da parte di un ministro, stride la differenza di trattamento e di narrazione nei confronti di Lulù Selassié. Una vicenda che ha del paradossale, per lei l’esecuzione del provvedimento restrittivo è stata posta in essere passate tre settimane dalla comunicazione del medesimo. Un provvedimento che vista la documentazione si è basato solo e unicamente sui racconti di stalking del suo (ex) fidanzato, Manuel Bortuzzo, atleta paralimpico in forza alla polizia di Stato.
Provvedimento non revocato neanche quando la Selassiè si è trasferita da Roma a Milano, come se i quasi 550km di distanza non costituissero una discreta sicurezza per la presunta vittima. Tre richieste di revoca rigettate fino ad arrivare a una condanna a 20 mesi di reclusione in primo grado, pena sospesa perché la ragazza è incensurata, ovviamente si avvarrà dei gradi superiori di giudizio per poter far esaminare le prove in suo possesso a un altro tribunale.
Per la Selassiè non ci sono stati talk o trasmissioni televisive nelle quali le è stato dato modo di raccontare il proprio punto di vista, la narrazione è stata a senso unico anche quando Bortuzzo messo davanti all’evidenza ha dovuto ammettere che lui con la Selassiè ci si vedeva e non solo per scambiare quattro chiacchiere, ma per qualcosa di più intimo (Verissimo 27 aprile 2025).
Pochi giornali hanno riferito circa le contraddizioni di Bortuzzo davanti alle telecamere amiche, dopo essersi preventivamente smarcato da quelle di “Tango” come riferito dalla conduttrice Luisella Costamagna in data 13 aprile 2025. A partire dalla scandalosa fuga di notizie dalla Procura di Roma nel dicembre scorso, nei confronti della Selassiè si è scatenata una tempesta mediatica atta a sminuirla mettendone addirittura in discussione le nobili origini con titoli imbarazzanti quali “sedicente principessa” o “principessa de noantri”. Nessuno ha chiesto scusa anzi si continua con la narrazione sbagliata e le porte chiuse in alcuni ambiti lavorativi per lei e le sue sorelle.
Come mai tutta questa solerzia nei confronti della Selassiè? Dove è finita la giustizia garantista? Nel suo caso è stata fatta una eccezione? Purtroppo tanti elementi portano in una direzione, ma alla storia di una giustizia succube della politica, del pregiudizio e del potere non vogliamo non vorremmo credere.
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