Giza: impatto di una cometa e civiltà prediluviana

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Le Piramidi di Giza, simbolo eterno del mistero e della grandezza dell’antico Egitto, tornano al centro del dibattito scientifico e storico con una scoperta che potrebbe cambiare radicalmente la nostra comprensione del passato.
Un team di scienziati italiani ha annunciato, lo scorso mese, di aver individuato una vasta città sotterranea e una rete di strutture complesse celate a migliaia di metri sotto la piana di Giza, in particolare sotto la Piramide di Chefren.
Utilizzando un radar a penetrazione del suolo (GPR), i ricercatori – tra cui Armando Mei, Corrado Malanga e Filippo Biondi – affermano di aver mappato oltre 4.000 piedi (circa 1.200 metri) di spazi sotterranei.
Le immagini raccolte mostrerebbero pozzi monumentali, scale scavate nella roccia e camere di grandi dimensioni, disposte in modo regolare e con forme insolite, come quelle a “diapason”, lungo il lato settentrionale del sito.
Secondo gli scopritori, questa complessa rete sotterranea potrebbe costituire ciò che resta di una civiltà avanzata e oggi dimenticata.
Sebbene la scoperta non sia stata ancora pubblicata su una rivista scientifica né sottoposta a revisione paritaria, ha immediatamente attirato l’attenzione di ricercatori indipendenti e appassionati di teorie alternative.
Tra questi, lo scrittore Graham Hancock e il ricercatore Andrew Collins, che da anni sostengono l’esistenza di una civiltà avanzata pre-diluviana, spazzata via da un cataclisma globale circa 12.800 anni fa.
A rafforzare l’ipotesi di un evento disastroso di portata planetaria, il geologo James Kennett dell’Università della California ha ricordato le prove di un impatto cometario risalente a quell’epoca, le cui conseguenze avrebbero colpito anche l’Egitto con possibili inondazioni dal Nilo e dal Mar Mediterraneo.
A supporto, le iscrizioni geroglifiche del Tempio di Edfu descrivono un’alluvione che distrusse un “dominio sacro” abitato da una civiltà nota come gli “Antichi”.
Il “serpente nemico” che causò la rovina, secondo Collins, potrebbe simboleggiare proprio una cometa.
Gli studiosi ortodossi restano cauti, sottolineando che i Testi dell’Edificio di Edfu sono altamente simbolici e non fanno riferimento esplicito a Giza.
Tuttavia, la precisione architettonica e astronomica dei siti preistorici come Göbekli Tepe (9600 a.C.) in Turchia e le capacità tecniche dei popoli Gravettiani suggeriscono che l’umanità preistorica fosse più sofisticata di quanto si pensasse.

La comunità scientifica attende ora ulteriori verifiche e la pubblicazione ufficiale dei dati.
Ma intanto, la scoperta ha riacceso una domanda che non smette di affascinare: è possibile che sotto le sabbie dell’Egitto si celino ancora i resti di una civiltà dimenticata, le cui conoscenze hanno attraversato i millenni fino ad influenzare la nascita stessa delle piramidi?