Hollywood rewind: il futuro è un remake del passato

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In un’epoca in cui la creatività sembra inceppata e i sequel abbondano più del popcorn, Hollywood guarda sempre più indietro per andare avanti.
La macchina dei sogni non produce più sogni nuovi: li clona. Con Jurassic World: Rebirth, settimo capitolo della saga preistorica, il regista Gareth Edwards non ha cercato l’innovazione ma la replica emozionale. “Karaoke cinematografico”, l’ha definito, evocando lo stile visivo di Spielberg come modello da imitare piuttosto che da superare.
L’obiettivo? Far credere al pubblico che Universal abbia scoperto una vecchia pellicola degli anni ’90 dimenticata in archivio.

Questo ritorno al passato non è un caso isolato.
Il calendario cinematografico del 2025 è una vera e propria playlist nostalgica: So cosa hai fatto, Freakier Friday, un nuovo Naked Gun (Una pallottola spuntata) con Liam Neeson e persino un remake de La guerra dei Roses.
Tutto sembra provenire da un VHS impolverato, destinato a un pubblico che ha vissuto – o idealizzato – gli anni ’90.
Le ragioni sono molteplici, ma due emergono con forza: da un lato la crisi sistemica di Hollywood, tra post-pandemia, scioperi, chiusura di sale e la concorrenza spietata dello streaming; dall’altro, un pubblico provato dal presente e sempre più affamato di comfort culturale.
È un meccanismo psicologico riconoscibile: l’evasione verso tempi ritenuti più semplici, anche se solo idealizzati. Come dice il giornalista Steven Gaydos, “gli americani vogliono tornare indietro, anche solo alla settimana scorsa”.

Certo, non è tutto riciclo.
Alcuni film originali riescono ancora a emergere, come Sinners, horror soprannaturale di Ryan Coogler, o F1: The Movie con Brad Pitt.
Eppure, entrambi appaiono costruiti secondo logiche già collaudate: la prima attinge da suggestioni di cult come Dal tramonto all’alba, il secondo cavalca il fascino delle grandi produzioni anni ’90. Non è innovazione pura, è packaging strategico.
In parallelo, è la TV a prendersi la responsabilità del rischio: serie come Baby Reindeer, The White Lotus o Adolescence affrontano il presente con audacia, lontano dai vincoli del botteghino.
Gli streamer, sostenuti dagli abbonamenti anziché dai biglietti, possono permettersi sperimentazioni che il cinema mainstream non osa più tentare.

Hollywood, così, si trova a un bivio paradossale: continuare a spremere l’IP (intellectual property) finché c’è succo o rischiare investendo su nuovi racconti.
Ma come dimostra l’enorme successo commerciale di Jurassic World: Rebirth, con incassi vertiginosi e un ecosistema di merchandising multimilionario, il richiamo del passato è un business troppo redditizio per essere ignorato.
Forse il futuro del cinema non sarà fatto di storie nuove, ma di vecchi racconti rivestiti a festa. E, come sottolinea con ironia l’articolo originale: non sono i sequel il futuro del cinema. Sono gli Slurpee, stupido.