Il segreto del successo di Roberto Bolle: la forza silenziosa di mamma Maria e papà Luigi
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La recente laurea honoris causa conferita a Roberto Bolle dall’Università degli Studi di Firenze in Pratiche, linguaggi e culture della comunicazione non è stata solo un trionfo accademico per la sua “impegno appassionato nell’esaltare la capacità comunicativa della danza”, ma anche un momento di profonda e toccante riflessione sul percorso che lo ha portato ad essere l’étoile riconosciuta a livello mondiale.
Durante il suo discorso di ringraziamento, infatti, il ballerino non ha potuto trattenere l’emozione parlando dei suoi genitori, Maria e Luigi, veri e propri pilastri che hanno sostenuto il suo sogno fin dagli albori nella piccola palestra di Trino Vercellese. Un ringraziamento sincero e commosso che ha svelato la chiave più intima del suo successo.

Dall’incredulità iniziale all’amore incondizionato
Roberto Bolle ha ricordato gli inizi, quando a 7 anni era l’unico maschio in una classe di bambine, e l’impegno si faceva via via più serio, con lezioni a Vercelli.
Inizialmente, i suoi genitori, privi di “legami artistici o musicali”, non presero sul serio il desiderio del figlio di diventare un ballerino, iscrivendolo al corso “convinti che mi sarei presto stancato”.
Ma il destino bussò alla porta con l’audizione per la prestigiosa Scuola di Ballo della Scala. Da quel momento, la vita di Bolle fu scandita da sacrifici, levatacce nebbiose sul Po e ore di lezione intense. In tutti quegli anni di formazione e difficoltà, la guida dei genitori si rivelò fondamentale.
“Desidero ringraziare i miei genitori, punto di riferimento autentico”, ha dichiarato l’étoile, elencando i valori ricevuti: “Il rispetto, l’educazione, la disciplina, la capacità di sacrificarsi, ma soprattutto l’esempio concreto di come si affrontano le sfide della vita.”

L’etica del lavoro come esempio di vita
La famiglia Bolle non era un nucleo d’artisti, ma una realtà fatta di dedizione e lavoro. Il papà, Luigi, gestiva una carrozzeria, mentre la mamma, Maria, era una casalinga impegnata nella cura dei quattro figli (Roberto, il gemello Maurizio, Emanuela e Paolo).
Hanno lavorato “instancabilmente per offrire a me e ai miei fratelli opportunità migliori.”
È da questa “generosità silenziosa” che Roberto Bolle ha imparato “l’etica del lavoro, la serietà, la dedizione”, lezioni che si sono rivelate indispensabili non solo in sala prove, ma anche nei momenti di pressione e panico prima di salire sul palco, quando l’unico mantra era “Dai il massimo”.
La loro realizzazione, come raccontato da Bolle, non è passata attraverso carriere artistiche o personali ambite, ma nella creazione di un solido nucleo familiare, nell’aver dato “determinati valori ai figli, crescerli in un determinato modo.”
Un modello di successo fondato sull’amore, sulla disciplina e sull’importanza degli affetti.

La Lungimiranza di Mamma Maria
Il legame più toccante emerge quando Bolle ricorda la sua ansia e la paura dopo essere stato accettato alla Scala a soli 12 anni. Fu la madre, Maria, ad accompagnarlo e a infondergli coraggio con la sua “lungimiranza”.
Lei gli diede la libertà di scegliere, ma anche la possibilità di rinunciare se l’esperienza fosse stata “troppo pesante da sopportare”, aiutandolo a vedere l’avventura da una prospettiva diversa.
Nonostante gli anni difficili e la malinconia per la lontananza da Trino, il costante supporto dei genitori ha fatto la differenza. L’étoile ha confessato di sentire la famiglia “tutti i giorni”, un contatto che gli “dà la forza di fare sacrifici” in una vita di ballerino spesso solitaria.
La più grande gratificazione per lui arrivò a soli 21 anni, con la nomina a primo ballerino della Scala. La prima telefonata, carica di un’emozione “grandissima”, fu per mamma e papà. “Era come restituire a loro tutti i sacrifici che avevano fatto per me”, ha ammesso. In quel momento, quella nomina non fu solo un riconoscimento personale, ma un modo per “ripagarli” e dare indietro “tutto l’amore, tutta la fiducia che avevano riposto in me.”
La storia di Roberto Bolle è, dunque, molto più della storia di un ballerino eccezionale: è il potente racconto di come l’esempio, la dedizione silenziosa e l’amore incondizionato della famiglia siano il trampolino di lancio più solido verso la realizzazione dei sogni più grandi.
