Impagnatiello, confermato l’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano

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Alessandro Impagnatiello è stato condannato anche in Appello per il femminicidio della fidanzata Giulia Tramontano e del figlio che portava in grembo che sarebbe nato dopo un paio di mesi. La Corte d’Appello di Milano ha confermato la sentenza di primo grado escludendo però l’aggravante della premeditazione così come richiesto dall’avvocata Giulia Gerardini legale di Impagnatiello. Confermate le aggravanti della crudeltà e del vincolo con la vittima da cui aspettava un figlio al quale era stato già dato il nome di Thiago.
Il femminicidio di Giulia Tramontano
Giulia Tramontano morì trucidata con 37 coltellate nella sua abitazione per mano di Impagnatiello. L’omicida aveva provato a sbarazzarsi del cadavere tentando di dargli fuoco dapprima nella vasca da bagno e poi nel box auto con alcol e benzina. Nel tentativo di rendere introvabile il corpo della compagna, l’omicida aveva avvolto il medesimo in teli di plastica nascondendolo in una intercapedine fino al ritrovamento. L’uomo aveva per mesi cercato di fare abortire Giulia, facendole ingerire di nascosto quotidianamente piccole dosi di un topicida.
Le accuse nei confronti di Impagnatiello
Per la pubblica accusa, Giulia Tramontano “è stata uccisa barbaramente dal suo compagno mentre portava in grembo suo figlio” dopodiché la procuratrice generale Maria Pia Gualtieri ha cercato di porre l’attenzione della Corte d’Assise d’Appello, sull’efferatezza del crimine soffermandosi sui 37 colpi inferti alla vittima: “Tre coltellate non letali hanno raggiunto Giulia al viso, sono stati inferti per sfigurare e infliggere sofferenze inutili” poi ha posto l’attenzione sulla premeditazione: “Impagnatiello ha aspettato la Tramontano a casa per oltre due ore, non le ha dato neanche il tempo di discutere o interloquire. Ha atteso che la vittima aprisse la porta di casa e l’ha colpita alle spalle, dopo aver scoperto circa quattro ore prima di essere stato sbugiardato, in quanto la Tramontano aveva incontrato la amante di Impagnatiello sul posto di lavoro”.
La Procura generale si è anche opposta alla concessione delle attenuanti generiche chieste per Impagnatiello per aver aiutato a ritrovare il cadavere e per essersi sottoposto a interrogatorio nel corso del processo.
La sentenza di conferma
Il processo di secondo grado è durato soltanto mezza giornata, Impagnatiello era stato condannato in primo grado all’ergastolo dopo aver confessato l’omicidio della compagna mediante 37 coltellate. Giulia Tramontano aveva incontrato quello stesso pomeriggio l’amante di Impagnatiello con cui si era confrontata ed era venuta a conoscenza della relazione parallela del compagno. In quel pomeriggio era crollato “il castello di bugie” messo in piedi dal compagno.
Dopo aver tentato di bruciare il cadavere della Tramontano e averlo nascosto, Impagnatiello nei giorni successivi aveva simulato la scomparsa della compagna, andando lui stesso a farne denuncia, e continuando a inviarle messaggi.
Giustizia riparativa
La Corte non si è espressa sulla richiesta di giustizia riparativa, una richiesta a cui si sono opposte la pubblica accusa e la famiglia della vittima.
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