Iran, esplosione al porto di Bandar Abbas: 281 feriti e caos

#image_title
Una potente esplosione ha scosso sabato il porto di Shahid Rajaee, nella città costiera di Bandar Abbas, nel sud dell’Iran, provocando almeno 281 feriti e gettando l’intera area nel caos.
L’incidente è avvenuto mentre erano in corso delicati colloqui sul nucleare tra Iran e Stati Uniti in Oman, alimentando sospetti e tensioni in un momento già estremamente delicato per la regione.
Secondo quanto riportato dai media statali iraniani, l’esplosione è stata causata dallo scoppio di diversi container situati nell’area del molo del porto.
Un funzionario della gestione delle crisi, intervistato dalla televisione di Stato, ha confermato che le squadre di emergenza hanno immediatamente iniziato le operazioni di evacuazione e trasporto dei feriti verso i centri medici della zona.
Le autorità, tuttavia, non hanno ancora confermato se ci siano vittime.
Le immagini trasmesse dalla rete semi-ufficiale Tasnim mostrano uomini feriti distesi sull’asfalto, mentre i soccorritori si muovono in mezzo a scene caotiche.
Nel frattempo, proseguono gli sforzi per domare un vasto incendio sviluppatosi dopo l’esplosione. La dogana del porto ha riferito che l’area del piazzale container, dove si è verificata la deflagrazione, conteneva con molta probabilità sostanze chimiche e merci pericolose.
Stando a quanto riferito dalla televisione di Stato, la causa principale dell’esplosione sarebbe da attribuire alla “negligenza nella gestione di materiali infiammabili”.
Fortunatamente, gli impianti petroliferi e le infrastrutture energetiche vicine non sono stati coinvolti.
La National Iranian Petroleum Refining and Distribution Company ha diffuso una nota ufficiale in cui chiarisce che l’esplosione non ha avuto alcun impatto su raffinerie, serbatoi di carburante, oleodotti o altri complessi legati all’azienda.
La deflagrazione è stata talmente potente da mandare in frantumi le finestre in un raggio di chilometri e generare una nube a forma di fungo, visibile anche da grande distanza.
Il boato è stato udito persino a Qeshm, un’isola a circa 26 chilometri a sud di Bandar Abbas, segno della forza dell’evento.
L’incidente richiama alla mente un altro episodio avvenuto nello stesso porto nel 2020, quando un attacco informatico colpì i sistemi del porto causando blocchi su larga scala.
In quel caso, il Washington Post riferì che Israele avrebbe orchestrato l’attacco come rappresaglia per una precedente azione informatica iraniana.
Sebbene al momento non ci siano elementi concreti che colleghino l’esplosione di sabato a un atto di sabotaggio, i sospetti internazionali non si sono fatti attendere. Il governo israeliano, contattato dalla stampa, ha scelto di non commentare.
Mentre le autorità iraniane indagano sull’accaduto, cresce la preoccupazione per la sicurezza delle infrastrutture critiche in un’area già ad alta tensione.
L’esplosione al porto di Shahid Rajaee rappresenta un grave campanello d’allarme, che mette in luce la vulnerabilità logistica e industriale del Paese.