La bella, la brava e l’invidia sociale: Alessia Marcuzzi difende Antonella Fiordelisi, un caso che svela il lato oscuro del web
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La puntata di Tale e Quale Show del 24 ottobre non ha fatto parlare solo per le performance canore, ma anche per un vivace botta e risposta social che ha acceso i riflettori su un tema sempre attuale e doloroso: l’invidia sociale e la cronica mancanza di solidarietà femminile che spesso si manifesta sui social network.
Protagoniste della vicenda sono l’ex schermitrice e influencer Antonella Fiordelisi e la conduttrice e giudice del programma, Alessia Marcuzzi.
Dal palco al social: l’elogio e la critica
Antonella Fiordelisi, pur non essendo una cantante professionista, ha dimostrato un impegno costante e una crescita notevole nel talent di Rai 1. La sua esibizione nei panni di Karol G con il brano Si antes te hubiera conocido le è valsa il terzo posto in classifica, e, soprattutto, gli elogi del tavolo dei giudici.
In particolare, il commento positivo di Alessia Marcuzzi sulla sua evoluzione è stato il casus belli che ha scatenato la polemica sui social. Un utente su X ha accusato la Marcuzzi di essere “pagata per fare complimenti” alla Fiordelisi, insinuando che il giudizio positivo fosse pilotato.
La risposta della Marcuzzi è stata netta, tagliente e, soprattutto, illuminante per il focus del dibattito:
“Mi dispiace che queste critiche arrivino sempre dalle donne. Io non seguo nessun fan club, non mi interessa nulla di sta roba! State giudicando male una ragazza solo perche’ molto bella. Perche’ la verita’ e’ che vi da fastidio che sia pure brava”.
Sotto il post di Marcuzzi, è arrivato immediatamente il sostegno di un’altra voce autorevole del panorama televisivo italiano: Caterina Balivo.
La conduttrice ha rafforzato la difesa della Fiordelisi e la condanna all’accanimento gratuito, citando un altro episodio di critiche ingiustificate: “E vogliamo dire quando senza prove ha cantato live a #LVB?”, riferendosi alla partecipazione di Fiordelisi a La volta buona.
L’intervento della Balivo conferma che l’attacco contro la Fiordelisi non è un episodio isolato, ma rientra in un pattern di pregiudizio che colpisce le donne di successo.
La trappola dell’invidia femminile
Il tweet della Marcuzzi tocca una ferita aperta della società moderna: l’accanimento di una parte del pubblico femminile – spesso nascosto dietro l’anonimato del web – verso figure femminili che godono di successo, bellezza e visibilità.
La Fiordelisi, giovane, bellissima e con una carriera in ascesa, incarna l’identikit perfetto della persona “da abbattere” nel tribunale impietoso dei social.
Non è un caso isolato. I social network, pur essendo strumenti di connessione, sono diventati un palcoscenico per l’invidia digitale e la “Schadenfreude” (il piacere per la sfortuna altrui), dove l’odio e la critica distruttiva si diffondono in modo esponenziale.
Questo fenomeno è particolarmente tossico quando si manifesta tra donne.
Invece di celebrare i successi reciproci e sostenersi a vicenda, spesso si assiste a una dinamica di feroce competizione.
L’idea che una donna possa essere “bella e brava” – o semplicemente una brava persona che lavora sodo – sembra insopportabile per chi percepisce il successo altrui come un metro per misurare la propria insoddisfazione.
La Marcuzzi, nel suo sfogo, ha evidenziato proprio questa triste realtà: il fastidio non è legato all’assenza di talento, ma alla concomitanza di bellezza e talento, visti come una doppia colpa imperdonabile.
Eppure, proprio all’interno della stessa puntata di Tale e Quale Show, è stato mostrato un esempio positivo che contrasta questa spirale di negatività.
Una clip ha immortalato Antonella Fiordelisi a lezione di spagnolo, via videochiamata, con Oriana Marzoli. Le due, protagoniste di una forte rivalità durante la loro partecipazione al Grande Fratello, hanno saputo trasformare un’acerrima inimicizia in una bellissima amicizia, basata sul supporto reciproco, sia personale che lavorativo.
Questo legame inaspettato tra Fiordelisi e Marzoli è un faro di speranza: mostra che la solidarietà femminile non è un’utopia, ma una scelta consapevole e matura, possibile anche dopo i riflettori e le asprezze dei reality.
Un mondo patriarcale che esige unità
Il focus della riflessione deve inevitabilmente allargarsi. In un’epoca in cui le cronache sono tristemente dominate da notizie di violenze, femminicidi e stalking, in un mondo che, nonostante i progressi, resta profondamente a trazione “patriarcale”, l’ultimo dei lussi che le donne possono permettersi è quello di farsi la guerra a vicenda.
L’energia spesa per criticare e sminuire i meriti di un’altra donna sul web è un’energia sottratta alla lotta per una vera parità, per la sicurezza e per il riconoscimento dei diritti.
Il coraggio di una figura pubblica come Alessia Marcuzzi nel denunciare questo meccanismo tossico è un monito potente: è ora di archiviare l’invidia come “sport nazionale” femminile e riscoprire l’unica vera forza in grado di cambiare il sistema: l’unità.
Sostenersi non significa lodare in modo acritico, ma riconoscere l’impegno, il talento e la perseveranza senza lasciarsi accecare da una bellezza che, in molti casi, è solo un pretesto per la cattiveria.
