L’ultima “doppia” polemica di Vespa: Sinner, il libro e la disperazione da prime pagine
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Jannik Sinner traditore della Patria? Le clamorose inesattezze di Bruno Vespa tra Davis, Quirinale e un libro in uscita
Il “caso Jannik Sinner” si arricchisce di un nuovo, esilarante, capitolo, firmato da un uomo che, a quanto pare, ha deciso di sostituire il proverbiale plastico con il cinguettio velenoso su X, in un disperato tentativo di far parlare di sé… e del suo prossimo libro.
Il protagonista, suo malgrado, è il nostro tennista di punta, Jannik Sinner, trasformato dal noto “giornalista” in un novello Bruto, reo di non essere abbastanza nazionalista, di non parlare la lingua “giusta” e, orrore, di aver disdegnato persino un incontro istituzionale. Il tutto, ovviamente, condito da inesattezze che farebbero arrossire uno stagista del primo anno. Si salvi chi può: è arrivato il countdown del saggio!
Il primo tweet-sfuriata di Bruno Vespa, quello del 22 ottobre, aveva già fatto sorridere il web. La tesi era semplice quanto bizzarra: perché tifare per Sinner? Risposta: “Parla tedesco (giusto, è la sua lingua madre), risiede a Montecarlo, si rifiuta di giocare per la nazionale. Onore ad Alvarez che gioca la coppa Davis con la sua Spagna”.
Un capolavoro di retorica nazionalistica e disinformazione.

In primis, “Alvarez” è, in realtà, Carlos Alcaraz, il rivale spagnolo di Sinner, un errore che testimonia una profonda dimestichezza con l’ambiente tennistico.
In secondo luogo, il fatto che Sinner, altoatesino di Sesto Pusteria, parli il tedesco come lingua madre è un dato di fatto legato alla nostra Costituzione, che tutela le minoranze linguistiche. E in terzo luogo, il “rifiuto” della Davis è una scelta (sacrificata a un calendario massacrante) che, per la cronaca, non gli ha impedito di regalare all’Italia la Coppa nel 2023 e nel 2024.
Ma il bello, si sa, arriva con il bis.
Oggi, il Nostro non si è accontentato e, con la tenacia di un venditore porta a porta, ha sfornato un altro tweet per completare il quadro dell’anti-italiano perfetto: “Nell’elencare le ragioni di disaffezione di Sinner nei confronti dell’Italia, oltre alla residenza a Montecarlo e al rifiuto di giocare quest’anno in Davis, dimenticavo la rinuncia alle Olimpiadi e soprattutto il rifiuto di incontrare il capo dello Stato. Serve altro?”.
Analizziamo queste “gravi colpe” con il rigore che meritano. La rinuncia alle Olimpiadi di Parigi 2024? Sinner non ha disertato per un cocktail in Costa Azzurra, ma per una tonsillite che lo aveva debilitato, una motivazione medica che, guarda caso, lo ha portato poi a trionfare agli US Open poche settimane dopo.
Quanto al presunto “rifiuto di incontrare il Capo dello Stato”, ci si riferisce all’assenza, a inizio 2025, alla celebrazione al Quirinale per i successi del tennis azzurro nel 2024, assenza motivata da un affaticamento (era appena rientrato dalla vittoria agli Australian Open) e dalla necessità di recupero prima di tornare in campo, come suggerito dal suo staff medico.
Definire una scelta di riposo medico, a nemmeno 48 ore dal rientro da un torneo estenuante, un “rifiuto” istituzionale è un esercizio di contorsionismo narrativo che rasenta il ridicolo.

Ma veniamo al punto. Non è un caso che questi attacchi isterici e maldestri al più grande sportivo italiano del momento coincidano con il count down quotidiano per l’uscita del prossimo libro di Vespa.
Ormai noto per la sua (diciamo così) “vicinanza” al governo Meloni, il giornalista sembra aver trasformato la sua attività in una vera e propria agenzia di propaganda, perdendo quel poco di credibilità che gli restava dopo alcune uscite infelici su temi scottanti come Gaza o l’obiettività politica.
In un’epoca in cui la credibilità si sgretola al primo passo falso, attaccare un campione che vince per l’Italia, citando inesattezze e fomentando un nazionalismo da operetta, sembra essere l’ultima, disperata, mossa per guadagnare click e visibilità in un panorama mediatico sempre più affollato.
Insomma, se non puoi vendere il tuo libro con la forza delle idee, prova con la polemica acchiappa-titoli: è la nuova “arte” del giornalismo, ridotto a megafono per la promozione personale, dove Sinner è solo un pretesto per non farci dimenticare, ancora una volta, che “è quasi pronto il nuovo capolavoro”.
