Lutto nell’R&B: D’Angelo, il genio del neo-soul, muore a 51 anni dopo una battaglia contro il cancro
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La comunità musicale piange la scomparsa di una vera leggenda: Michael D’Angelo Archer, noto in tutto il mondo come D’Angelo, pioniere del movimento neo-soul e acclamato vincitore di quattro Grammy Awards, è venuto a mancare all’età di 51 anni.
L’artista si è spento martedì 14 ottobre 2025, nella sua casa di New York, a seguito di una “lunga e coraggiosa battaglia contro il cancro al pancreas”, come confermato dalla sua famiglia in una toccante dichiarazione condivisa con Billboard e Variety.
“La stella splendente della nostra famiglia ha offuscato la sua luce per noi in questa vita… Siamo addolorati nell’annunciare che Michael D’Angelo Archer, conosciuto dai suoi fan in tutto il mondo come D’Angelo, è stato chiamato a casa, lasciando questa vita oggi, 14 ottobre 2025”, si legge nella nota ufficiale.
La famiglia, pur chiedendo privacy in questo momento difficile, invita tutti a celebrare “il dono della musica straordinariamente toccante” che l’artista ha lasciato al mondo.

L’eredità di un pioniere
Nato a Richmond, Virginia, l’11 febbraio 1974, Michael Eugene Archer si è immerso nella musica fin dalla tenera età, imparando a suonare il pianoforte a tre anni e cantando in chiesa con il padre pastore pentecostale.
Dopo aver fatto esperienza in diversi gruppi locali, firmò con la EMI nel 1993, a soli 19 anni. L’anno successivo, co-scrisse e co-produsse la hit U Will Know per il supergruppo R&B Black Men United, segnando il suo primo successo in classifica.
Il 1995 fu l’anno della svolta con l’uscita del suo album di debutto, Brown Sugar. Quest’opera innovativa mescolava elementi di R&B classico, hip-hop, jazz, gospel e funk, contribuendo a definire il nascente genere neo-soul.
L’album, acclamato dalla critica e certificato platino, sfornò successi come la title track, Cruisin’ e l’indimenticabile Top 10 Lady.

Il culto di Voodoo e la scomparsa dai riflettori
Il successo di Brown Sugar fu seguito da un periodo di silenzio, culminato nel capolavoro del 2000, Voodoo. Anticipato da singoli come Devil’s Pie e l’ardente Untitled (How Does It Feel), l’album debuttò in cima alla Billboard 200 e consolidò lo status di D’Angelo come figura cruciale del neo-soul.
Voodoo gli valse il suo primo Grammy per il Miglior Album R&B nel 2001, insieme al premio per la Migliore Interpretazione Vocale Maschile R&B per Untitled.
Il video di Untitled, in cui l’artista appariva a torso nudo, lo trasformò in un inaspettato sex symbol internazionale, un ruolo con cui lottò e che contribuì al suo successivo allontanamento dalle scene per oltre un decennio.
Un musicista notoriamente ossessivo, D’Angelo affrontò il blocco dello scrittore e le pressioni della fama, scomparendo dai riflettori e lasciando i fan in trepidante attesa per il suo ritorno.

Il ritorno trionfale con Black Messiah
Quasi quindici anni dopo, D’Angelo ruppe il silenzio con il suo terzo e ultimo album, Black Messiah, pubblicato alla fine del 2014 con la sua band, i Vanguard.
L’album fu un altro trionfo, debuttando in cima alla classifica Top R&B/Hip-Hop Albums e fruttando all’artista altri due Grammy nel 2016: Miglior Album R&B e Miglior Canzone R&B per Really Love.
Negli anni successivi, D’Angelo è rimasto una figura schiva, con poche apparizioni pubbliche, tra cui una performance in tributo a Prince al The Tonight Show nel 2016 e la sua ultima esibizione pubblica nota nel 2021 per il webcast Verzuz all’Apollo. La sua ultima traccia pubblicata è stata una collaborazione nel brano I Want You Forever di Jeymes Samuel nel 2024.
D’Angelo lascia i suoi tre figli. La notizia della sua scomparsa ha suscitato un’ondata di omaggi sui social media da parte di amici, collaboratori e artisti influenzati dal suo genio, tra cui DJ Premier, Tyler, the Creator, Jill Scott e Doja Cat, tutti uniti nel piangere la perdita di un “gigante” della musica.
La sua eredità musicale, intrisa di anima, complessità ritmica e pura emozione, continuerà a ispirare generazioni.

