Marco Mengoni, fragile e potente: il tour della rinascita

#image_title
Marco Mengoni e la forza della fragilità: “Il mio viaggio interiore è appena iniziato”
Nel numero di luglio di Men’s Health, Marco Mengoni si racconta come mai prima d’ora. Il palco del suo tour 2025, “Marco negli stadi”, non è soltanto una celebrazione dei suoi 15 anni di carriera, ma un vero e proprio atto terapeutico.
Una rinascita condivisa. Un’opera pop in sei atti che, come una tragedia greca contemporanea, attraversa le fasi del dolore, del lutto, della consapevolezza, fino ad arrivare alla luce della guarigione.
San Siro, dove Mengoni si esibirà domenica e lunedì, diventa il tempio di questo rito collettivo: “Non è solo un luogo iconico. È uno spazio emotivo, un abbraccio. Milano oggi è casa”, racconta il cantautore in un’intervista intensa, sincera, a tratti commovente.
Dietro il successo e le luci della ribalta, Mengoni oggi si mostra per ciò che è diventato: un uomo che ha attraversato la tempesta e ha scelto di ricostruirsi con coraggio, accettando le proprie crepe, come fa una città di vetro: “Fragile e bellissima. Come noi”, dice.
Dal dolore alla creazione: “Questo tour è un atto di guarigione”
La perdita della madre, nel 2024, ha rappresentato per l’artista un punto di rottura profondo. “È stato un terremoto. In quel silenzio assordante ho capito che dovevo ricominciare da me”.
Da quella frattura nasce la necessità di spogliarsi di tutto il superfluo – nella vita, come nella musica – per dare voce solo a ciò che conta davvero.
Il risultato è uno show pensato fin nei minimi dettagli, in cui ogni suono, visual, luce e parola raccontano un pezzo di sé. Una messa in scena che unisce teatro e musica in una potente narrazione esistenziale.
Sei atti, come nell’antico teatro greco, che guidano lo spettatore attraverso il dolore, il conflitto, l’elaborazione, fino alla catarsi: “È come una seduta collettiva di psicoterapia con la musica come voce”.
Il coraggio di essere fragili: “Oggi mi do il permesso di piangere”
Mengoni non teme più di mostrarsi vulnerabile. Anzi, ne fa un punto di forza. Parla apertamente di salute mentale, senza vergogna, rompendo un tabù ancora troppo diffuso nel mondo dello spettacolo (e non solo): “Significa smettere di giudicarsi, sapersi fermare, ascoltarsi. È un esercizio quotidiano, ma mi salva”.
La fragilità, quindi, non come debolezza, ma come verità. E il palco diventa lo spazio sacro dove poterla mostrare, accogliere, trasformare. Dove la voce non è più solo tecnica o interpretazione, ma strumento di autenticità, catarsi, vita.
Il presente è consapevolezza, il futuro è libertà
Oggi Marco Mengoni appare centrato, radicato, lucido. Ha scelto la verità come bussola, la cura come metodo, la musica come luce: “Curare ogni dettaglio di questo tour mi ha aiutato a tenermi in equilibrio. In ogni elemento ho ricostruito un pezzo di me”.
E guardando al futuro, non ha più bisogno di piacere a tutti. Ha bisogno di essere. Di ascoltare. Di continuare a camminare, anche se non perfettamente, ma meglio.
Con meno maschere e più spazio per l’umano. A novembre porterà il tour in Europa, ma confessa che “il viaggio più importante, quello dentro me stesso, è appena cominciato”.
Marco Mengoni non è solo uno degli artisti più amati (e più talentuosi) della scena italiana. È un uomo che ha scelto di guardarsi dentro, di affrontare il dolore a testa alta e di trasformarlo in bellezza, in musica, in condivisione.
Come scrive Men’s Health, il benessere mentale è oggi parte integrante del suo percorso artistico e personale. E con la sua voce – stavolta non solo musicale – Mengoni sta aprendo una strada nuova per sé e per chi lo ascolta.
Una strada che parla di fragilità, rinascita, autenticità. E che, a San Siro, trova la sua casa.