Max Mara reinventa il glamour italiano: shorts e camel coat

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La Reggia di Caserta, sontuosa e barocca, ha fatto da cornice a una delle sfilate più significative di questa stagione: Max Mara ha presentato la sua collezione crociera con un sorprendente mix di rigore e sensualità.
Nota per i suoi iconici cappotti cammello e per l’estetica sobria, la maison ha aperto la passerella con un capo spiazzante: un paio di shorts cortissimi a vita alta.
Un tributo visivo e concettuale a Riso Amaro, il film neorealista del 1949, e a Silvana Mangano, simbolo involontario di sensualità popolare.
“Il cinema è stato ciò che ha davvero portato lo stile italiano nella vita delle persone”, ha dichiarato Ian Griffiths, direttore creativo del brand dal 1987.
Ma, con uno sguardo critico sul passato, ha voluto restituire dignità alle muse del dopoguerra. “Silvana ha detto in seguito di non sentirsi a suo agio con l’uso sessualizzato della sua immagine. Per questo ho voluto reinterpretarla alla luce di come sono cambiate le donne vere”.
L’obiettivo? Creare abiti che le donne desiderino, o almeno, a cui aspirino.
La collezione ha alternato evocazioni sofisticate e riferimenti culturali densi.
Dopo gli shorts, sono apparsi top in stile Bardot, gonne ampie e foulard di seta: un chiaro richiamo a Sophia Loren ne L’Oro di Napoli.
Griffiths ricorda come, dopo averla vista sul grande schermo, “le donne uscivano a comprare una tovaglia a quadri, del Chianti e una camicetta scollatissima”.
Ma con Loren, sottolinea, c’era una maggiore consapevolezza del proprio sex appeal: un’icona in grado di dettare lei stessa i confini tra seduzione e potere.
I cappotti cammello, cifra stilistica di Max Mara, erano ovviamente presenti — basti pensare che il brand ne produce 100.000 ogni anno — ma accanto a questi si muovevano ariosi pigiami da giorno, simbolo di un’eleganza rilassata.
Le scarpe, brogue piatte con nappe, ricordavano invece le protagoniste dei romanzi di Elena Ferrante: austere, ma cariche di significato sociale. “Un atto di ribellione tra cappotti a quattro cifre e colonne patrizie”, ha osservato Griffiths.
La sfilata, punto culminante della stagione delle crociere, ha anche messo in scena il potere narrativo della moda.
“L’arte riguarda la verità, la moda la fantasia”, ha detto lo stilista, riflettendo sul ruolo della moda nel raccontare epoche e trasformazioni.
Max Mara, con circa 2 miliardi di euro di fatturato annuo, può permettersi questi racconti spettacolari, ma non si limita a ostentare potere.
Lo fa con una riflessione culturale profonda, senza rinunciare al glamour. Perché, come Griffiths ribadisce, “questi sono abiti che indossi tu, non abiti che indossano te”.