Michele Morrone, dopo Belve un feroce attacco al cinema italiano

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Quella di Michele Morrone a Belve è stata una ospitata tutto sommato interessante, peccato l’attore abbia voluto caricarla di un significato politico pieno di livore verso i colleghi. Dopo alcune frecciatine durante il colloquio con Francesca Fagnani, (“Non mi sono mai immaginato nel circoletto italiano”. “Meglio di me in Italia c’è solo Borghi”. “I miei colleghi mi invidiano tantissimo”) e il successivo fiume di critiche, l’attore è tornato sull’argomento attraverso i social, pubblicando un post controverso e sprezzante verso attori e cinema italiano.
Il post
Il post è ben più che una provocazione, è un attacco pieno di livore al cinema italiano e ad alcuni suoi protagonisti, accusati di essere ipocriti e di fare parte di un’unica parte politica. L’attore ha cominciato con i ringraziamenti alla conduttrice di “Belve”, Francesca Fagnani, per averlo ospitato e a suo dire “per avermi dato l’opportunità di esprimere un concetto a me molto caro. Ciò che ho detto ieri è un pensiero che ho da tempo e credetemi, non sono il solo”
A seguire lunghe considerazioni personali, purtroppo non anticipate da un “secondo me” o “a mio avviso”, ma buttate giù come fossero inconfutabili verità assolute. A condire il tutto e nel tentativo di depotenziarla del suo significato storico e sociale, Morrone ha inserito “Bella ciao” come colonna sonora.

La frecciata a Luca Marinelli
Nel lungo post Morrone non ha fatto nomi, ma i riferimenti ad alcuni attori del cinema italiano sono stati evidenti, nel caso di Luca Marinelli il riferimento è palese in quanto ha ironizzato sulle dichiarazioni che l’attore ha rilasciato dopo l’uscita del film “M – il figlio del secolo”, in cui Marinelli interpreta Benito Mussolini: “Siete più tristi delle vostre stesse idee. Gente che “si sente male e ha sofferto” per avere interpretato il ruolo del Duce, ma che, come per magia, si riprende molto bene da questo tumulto dopo avere incassato 1,5/2 milioni di euro. Patetici”
La provocazione finale
Tra una frecciata e un’altra Morrone ha invitato i suoi colleghi a scendere in politica: “Se davvero volete fare i rivoluzionari, i Che Guevara 2.0 de noialtri, smettete di fare gli attori, lasciate stare il cinema e scendete in politica, candidatevi e provate veramente a cambiare qualcosa in questo Paese, perché dei discorsetti post promozione David di Donatello ci siamo bellamente rotti”.
Anche in questo caso Morrone conclude il suo pensiero al plurale come se rappresentasse altri oltre sé stesso, un modo autoritario di imporre il proprio pensiero, dimostrato anche bloccando i commenti negativi sotto il post. Dopo aver dissentito verso i colleghi italiani e il cinema nostrano, Morrone ha proibito agli altri di dissentire su quanto da lui detto. A nostro avviso una grave caduta di stile, forse sarebbe stato più opportuno non incrementare ulteriore livore dopo l’ospitata a Belve e rimanere dentro i confini di un programma tv, ma è un nostro pensiero.
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