Musk vs Trump: Scontro sul “One Big Beautiful Bill”

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Nel cuore della politica statunitense si è acceso un nuovo scontro tra due delle figure pubbliche più controverse e potenti del panorama contemporaneo: Elon Musk e Donald Trump.
Il motivo? Il “One Big Beautiful Bill Act”, la mastodontica proposta di legge economica sponsorizzata dal presidente Trump e recentemente approvata dalla Camera dei Rappresentanti.
Elon Musk, CEO di Tesla e SpaceX, ha lanciato un attacco frontale al provvedimento martedì scorso, definendolo “un disgustoso abominio” su X, la piattaforma social da lui posseduta.
“Mi dispiace, ma non ne posso più”, ha scritto il miliardario, affermando che il disegno di legge “aumenterà enormemente il già gigantesco deficit di bilancio a 2,5 trilioni di dollari” e che “manderà l’America in bancarotta”.
Musk, che fino a pochi giorni prima ricopriva un ruolo di consulente speciale del governo, ha accusato i legislatori che hanno votato a favore del provvedimento di aver tradito il popolo americano.
La sua invettiva ha scatenato una raffica di reazioni da parte dei leader repubblicani. Il presidente della Camera Mike Johnson ha rivelato di aver parlato personalmente con Musk il giorno prima delle sue dichiarazioni pubbliche e si è detto “deluso e sorpreso” dal suo attacco.
Il “One Big Beautiful Bill Act” è un provvedimento da 1.038 pagine che, secondo alcune stime, aumenterebbe il deficit federale di 3.000-4.000 miliardi di dollari in dieci anni, pur prevedendo circa 1.500 miliardi in tagli alla spesa.
La misura mira principalmente a estendere le disposizioni del “Tax Cuts and Jobs Act” del 2017, con l’intento di renderle permanenti.
Tuttavia, Musk ha bollato questa giustificazione come non credibile, sostenendo che gli effetti netti sarebbero comunque devastanti per la sostenibilità fiscale del Paese.
Oltre all’aspetto economico, la legge contiene una serie di disposizioni secondarie che hanno sollevato ulteriori polemiche.
La deputata Marjorie Taylor Greene ha denunciato una clausola che limiterebbe per dieci anni la possibilità degli stati di regolamentare l’intelligenza artificiale, mentre il deputato Mike Flood ha ammesso di non essere a conoscenza di una sezione che limita i poteri dei giudici distrettuali.
Entrambe potrebbero essere modificate o rimosse al Senato.
Musk, da tempo fautore di una drastica riduzione della spesa federale e promotore del “Dipartimento per l’Efficienza del Governo” (DOGE), lamenta che i suoi sforzi siano stati ignorati.
Eppure, come già accaduto in passato, le sue uscite pubbliche sembrano avere effetti immediati nel dibattito politico, influenzando posizioni e strategie legislative.
Ora il disegno di legge deve affrontare il passaggio cruciale al Senato, dove anche una piccola fronda interna potrebbe affossarlo. Il futuro del “One Big Beautiful Bill Act” resta incerto, ma una cosa è chiara: lo scontro tra Musk e il GOP è appena cominciato.