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Nel panorama della musica pop, pochi album hanno avuto l’impatto emotivo, tecnico e culturale di Pet Sounds, pubblicato dai Beach Boys il 16 maggio 1966. Frutto della mente brillante e tormentata di Brian Wilson, l’album rappresenta una rottura netta con il passato surf e solare della band californiana, per abbracciare un suono maturo, introspettivo e audace.
Lontano dai riflettori dei tour, abbandonati per motivi di salute mentale, Wilson si chiuse in studio con l’ambizione di superare tutto ciò che era stato fatto fino ad allora nel mondo del pop.
L’input decisivo arrivò ascoltando Rubber Soul dei Beatles, che lo spinse a dichiarare:
“Farò il miglior album pop mai realizzato.”
Per la realizzazione, Wilson collaborò con Tony Asher, pubblicitario e paroliere con il quale scrisse testi che scavano nell’animo umano, parlando di amore, insicurezza, desiderio di connessione e perdita dell’innocenza.
I restanti Beach Boys parteciparono principalmente alla registrazione delle voci, mentre l’intera base strumentale fu affidata alla Wrecking Crew, un collettivo di musicisti da studio di altissimo livello (tra cui Carol Kaye, Hal Blaine, Glen Campbell).
Musicalmente, Pet Sounds è un laboratorio sonoro. Wilson orchestrò arrangiamenti complessi mescolando strumenti classici (archi, fiati) con suoni inaspettati: bicchieri d’acqua, campanelli per biciclette, l’abbaiare di un cane e il theremin, usato per evocare un senso di straniamento in I Just Wasn’t Made for These Times.
L’album include anche due brani strumentali: Let’s Go Away for Awhile e la title track Pet Sounds, che testimoniano l’ambizione compositiva di Wilson oltre il formato canzone.
Tra i pezzi più celebrati, spicca God Only Knows, con la voce dolce di Carl Wilson, considerata una delle canzoni d’amore più profonde mai scritte. È il primo brano pop a contenere la parola “God” nel titolo, scelta rischiosa ma potente.
Inizialmente Pet Sounds ottenne un successo commerciale modesto negli USA, anche per via della sua natura poco radiofonica, ma fu osannato in Gran Bretagna, dove colpì profondamente i Beatles.
Paul McCartney lo ha definito “l’album più bello mai prodotto”, e ha ammesso che Sgt. Pepper’s non sarebbe mai esistito senza Pet Sounds.
Il disco ha avuto un’influenza vasta e trasversale.
Ha anticipato concetti fondamentali come l’album concept, la centralità dello studio come strumento creativo e l’uso di sonorità psichedeliche ed emozionali nella musica pop. Artisti e band come Radiohead, Beck, Sufjan Stevens, Tame Impala, Fleet Foxes e Animal Collective hanno attinto a piene mani da questo patrimonio sonoro.
Oggi, Pet Sounds è unanimemente riconosciuto come un capolavoro senza tempo. Inserito al secondo posto nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi secondo Rolling Stone (2020), è stato anche inserito nel Grammy Hall of Fame e restaurato in numerose edizioni stereo, mono e rimasterizzate, su vinile e digitale.
È un album che ha parlato all’anima fragile degli anni Sessanta e continua a parlare oggi, con la stessa intensità, a chiunque cerchi nella musica qualcosa di più della superficie. Pet Sounds non è solo un disco da ascoltare: è un mondo da abitare.
Curiosità su Pet Sounds
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Il titolo “Pet Sounds” è un gioco di parole. “Pet” può riferirsi sia agli animali domestici, sia a qualcosa di “preferito” o “carezzato”, come la musica stessa che Wilson aveva intenzione di creare. La scelta del nome rappresentava un contrasto con la visione “grande” della musica pop dell’epoca.
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La decisione di Brian Wilson di non andare in tour dopo il 1964 ha permesso una completa libertà creativa in studio. Il suo stato emotivo fragile e l’isolamento contribuirono a uno dei lavori più intensi e psicologicamente complessi della musica pop.
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Il brano Sloop John B è una vecchia canzone folk delle Bahamas che la band ha deciso di includere nell’album, nonostante fosse un po’ fuori contesto rispetto al tono del resto delle tracce. La canzone divenne però un successo commerciale, seppur diversa dal resto del disco.
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Una delle scelte più audaci di Pet Sounds fu l’uso del theremin in I Just Wasn’t Made for These Times, uno strumento elettronico che rende il brano inquietante e fuori dal comune. Wilson, spinto dalla ricerca sonora, era affascinato dalle possibilità espressive offerte dalla musica elettronica.
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Il disco fu ampliamente ignorato negli Stati Uniti al momento della sua uscita. Solo successivamente, con il passare degli anni, Pet Sounds divenne un punto di riferimento per i musicisti e fu riconosciuto come un album fondamentale.
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Paul McCartney ha dichiarato che God Only Knows è la sua canzone d’amore preferita di tutti i tempi. La sua influenza è evidente anche su Sgt. Pepper’s, che non sarebbe mai stato lo stesso senza l’ispirazione derivante da Pet Sounds.
Playlist: Ispirati da Pet Sounds
Ecco una playlist di brani che portano l’eco dell’influenza di Pet Sounds:
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The Beatles – A Day in the Life
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Radiohead – Subterranean Homesick Alien
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Animal Collective – Banshee Beat
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Sufjan Stevens – Should Have Known Better
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Tame Impala – Eventually
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Grizzly Bear – Two Weeks
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Fleet Foxes – Helplessness Blues
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Panda Bear – Bros
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Beck – The Golden Age
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Elton John – Someone Saved My Life Tonight
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Wilco – Jesus, Etc.
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Bon Iver – Holocene
Questa playlist non è solo una raccolta di influenze dirette, ma anche un viaggio nella discendenza sonora ed emotiva che Pet Sounds ha lasciato come eredità. È un album che continua a parlare, sussurrare e ispirare, sessant’anni dopo.