Sanremo 2025, Conti non rischia, dai titoli sembra un festival cuore e amore

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Sanremo 2025 ha messo tutte le caselle al proprio posto, da ieri si conoscono i nomi dei 4 cantanti (Sanremo Giovani, la finale riserva qualche sorpresa, o forse no) che animeranno la categoria giovani e i titoli delle 30 canzoni dei big. Non abbiamo ovviamente ascoltato i brani e dobbiamo soffermarci esclusivamente sui titoli e sulle poche parole spese a descrizione dei testi da parte dei cantanti, il risultato è che per la stragrande maggioranza dei casi quantomeno sulle canzoni sembra ci stato un passo indietro.
L’era Amadeus
Per tutta l’era Amadeus, nonostante abbiamo scritto quanto l’ex direttore artistico abbia spesso strizzato l’occhio a radio e case discografiche, non ci siamo mai lamentati sulla libertà dei testi e dei protagonisti. Abbiamo visto Drusilla Foer conduttrice, Rosa Chemical sul palco, abbiamo ascoltato canzoni che parlavano di disagio, di guerra, di integrazione o immigrazione, il festival ha raccontato uno spaccato di realtà e società ed è stato anche questo uno dei motivi per cui i festival di Amadeus hanno goduto di un grande consenso.
Il Conti IV
Con Carlo Conti la kermesse sembra aver fatto un passo indietro, dalla spiegazione dei brani sembra di essere tornati ai festival ingessati anni ’80, alla messa cantata istituzionale con la sequenza infinita di artisti sul palco che cantano tutti la stessa cosa. Il Conti IV, all’apparenza ha continuato sul solco di Amadeus, ma di fatto ha eseguito alla perfezione le indicazioni governative.
Da perfetto yes man il direttore artistico ha escluso tutti quei temi che avrebbero potuto alterare la “sensibilità” di chi adesso governa, ha cercato di azzerare le chiacchiere, assecondando testi che parlano di cuore e amore, che affrontano la personale esperienza degli interpreti, ma che non vanno a toccare temi di attualità.
Che si sia operato chirurgicamente sulle scelte è evidente e Conti tra le righe se lo è anche lasciato scappare nelle settimane passate per poi tornare sui propri passi e dichiarare che lui non ha messo alcun veto sulle canzoni che parlavano di guerra o temi sociali.
Che non ci siano stati veti da parte sua ne siamo certi, il direttore ha fatto lui le sue scelte personali e da uomo azienda non ha rischiato, contando sul fatto che il Festival di Sanremo rimane una grande festa popolare che piaccia o non piaccia i suoi ascolti li fa comunque.
Italiani popolo che dimentica in fretta
Per il resto gli italiani sono un popolo che dimentica in fretta soprattutto le cose belle, Conti e la Rai sperano dimentichino il più velocemente possibile i 5 anni di Amadeus e che da metà febbraio in poi si parli solo del conduttore fiorentino e del suo coraggio (apparente) nel prendere in mano una potente macchina di introiti e di ascolti.
Il vero Conti lo vedremo nel festival 2026, quando il fantasma Amadeus non farà più tanta paura e lui potrà operare con maggiore libertà e tranquillità. D’altronde già nella diretta di ieri sera il direttore artistico ha permesso che Alessandro Siani facesse due uscite ingenerose nei confronti del suo predecessore, sintomo che la presa di distanze dal passato è già cominciata.
Per il momento l’appuntamento con la kermesse è a febbraio, il Conti IV partirà di là.
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