Savoia, i gioielli della corona rimarranno all’Italia

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Il tribunale civile di Roma ha respinto la richiesta presentata dai discendenti dell’ultimo re d’Italia, Umberto II di Savoia, di recuperare i gioielli della corona, ordinando che i tesori nazionali restino proprietà dello Stato.
Nel febbraio 2022, i discendenti dell’ultimo monarca d’Italia hanno intentato causa allo Stato italiano per reclamare i gioielli, che per quasi 78 anni sono stati depositati in uno scrigno del tesoro in una cassetta di sicurezza presso la Banca d’Italia, la banca centrale del Paese, nel mezzo di una lunga saga sulla loro proprietà.
L’azione legale è stata intrapresa dopo che i discendenti di re Umberto II di Savoia non sono riusciti a raggiungere un accordo con la banca per la restituzione dei gioielli, che comprendono oltre 6.000 diamanti e 2.000 perle montati su spille, collane e tiare indossati da varie principesse e regine durante gli 85 anni di esistenza della monarchia e per un valore di 300 milioni di euro .
La storia del deposito di gioielli
La Banca d’Italia prese in consegna i gioielli il 5 giugno 1946, tre giorni dopo che gli italiani avevano votato per abolire la monarchia e nove giorni prima che Umberto II, che aveva governato per soli 34 giorni, venisse mandato in esilio insieme ai suoi eredi maschi.
Umberto II aveva chiesto a Falcone Lucifero, allora ministro della casa reale, di portare i gioielli in custodia a Luigi Einaudi, allora governatore della Banca d’Italia, poi diventato presidente della Repubblica negli anni ’50
Si dice che i gioielli fossero l’unica parte del patrimonio reale a non essere confiscata dallo Stato italiano dopo l’abolizione della monarchia, un fatto che la famiglia Savoia sperava avrebbe consentito loro di riprenderne il possesso.
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