Soverato: Mario Gregoraci indagato per maltrattamenti e stalking
#image_title
Soverato – Quella che stiamo per raccontare è una presunta storia di soprusi, di violenze, di minacce e umiliazioni perpetrate nel tempo, a parlarne a “Calabria7” è stata Rosita Gentile, cinquantasettenne di Soverato. Violenze e vessazioni che sarebbero durate per dodici anni nel periodo compreso dal 2012 al 2024, solo da poco la donna ha deciso di spezzare le catene del pregiudizio e di denunciare le violenze subite ai carabinieri facendo scattare una inchiesta condotta dalla Procura di Catanzaro.
Presunto autore delle violenze, Mario Gregoraci, padre della showgirl Elisabetta, l’uomo è indagato per maltrattamenti e stalking ai danni della donna, accuse che i magistrati dovranno appurare e che potrebbero culminare in una archiviazione o in un rinvio a giudizio.

Il racconto di Rosita: “Minacciata con un coltello e piena di lividi”
Il racconto rilasciato dalla presunta vittima a Calabria7 parla di minacce, di pugni e di un coltello puntato contro di lei dall’uomo che diceva di amarla: “Ho conosciuto Mario a Soverato, io passeggiavo e lui si è presentato un po’ come il principe azzurro, colui che mi proteggeva dalla pioggia, che mi diceva di pensarmi sempre, che ero unica, che solo io riuscivo a capirlo. Nel tempo la maschera è caduta e lui ha rivelato il suo vero volto” Rosita nel suo racconto ha parlato della gelosia accecante dell’uomo, di prevaricazioni, di minacce di morte, di una aggressione in cui è stata riempita di schiaffi e poi della testa sbattuta sul piano cottura, di strattoni, di capelli tirati, di offese e umiliazioni mentre lei si asciugava il sangue tenendosi il braccio dolorante e i lividi che per giorni restavano sulla pelle.
“Si comportava così per ottenere da me due cose, chiudermi la bocca e farmi stare in casa – ha dichiarato la donna – e per evitare di dire qualsiasi cosa potesse scatenare la sua collera, mi chiudevo nel mutismo, non replicavo, ero stanca di sputare sangue. Ma questo non bastava, continuava a spingermi. Mi seguiva ovunque, mi faceva videochiamate per sapere dove fossi, minacciava di tagliarmi i vestiti con la forbice, non ho dato mai adito a nulla, io lo amavo incondizionatamente, lo rispettavo e per me era tutto”.
Rosita Gentile: “Mi diceva che dovevo morire”
Tra i ricordi delle violenze subite, quando l’uomo le avrebbe lanciato la borsa sul cruscotto della macchina e avrebbe cominciato a riempirla di pugni sulla schiena mentre lei chinatasi stava raccogliendo tutto quello che era uscito: “E’ tutta colpa tua se siamo arrivati a questo – le avrebbe urlato l’uomo – meglio di te la trovo alla curva di Copanello” Rosita ha dichiarato di avere sempre sperato in un cambiamento dell’uomo, di essere rimasta ancorata per anni all’idealizzazione di un lui diverso: “Mi diceva tu devi morire, alla scordata (all’improvviso ndr) ti uccido, non posso vivere né con te né senza di te e quindi alla scordata ti porto con me, perché io non ho poi così tanto da perdere, anzi non ho più niente da perdere”.
Una situazione divenuta insostenibile che avrebbe indotto la donna a prendere la decisione di partire per il Canada per troncare definitivamente con l’uomo e chiudere un capitolo oscuro della sua vita. Rosita ha detto di essere arrivata a una tale decisione perché non ce la faceva più: “L’ho lasciato, non ce la facevo più, gli dicevo ‘non sono la tua puttana, non sono la tua badante'” Ma l’esilio è durato poco, Rosita dopo tre mesi è tornata in Calabria, Gregoraci la ha cercata e lei pensando di trovarsi di fronte a un uomo che avesse capito i suoi errori e fosse cambiato ci si è rimessa insieme: “Mi ha portato su quella collina dove mi aveva fatto mille promesse e da lì abbiamo ricominciato. Ho sperato invano che lui avesse capito”
Le botte in gravidanza
Rosita ha raccontato con estrema lucidità anche del capitolo più buio, la perdita del bimbo che aspettava a causa delle presunte violenze dell’uomo. Mario Gregoraci secondo quanto dichiarato dalla donna si sarebbe opposto alla gravidanza invitandola ad abortire: “Mario era andato in farmacia per farmi ripetere il test, mi disse che me ne dovevo liberare”. Rosita imprenditrice e fashion designer e con entrate economiche tali da poter garantire autonomamente un mantenimento al nascituro avrebbe fatto capire all’uomo di voler andare avanti: “Non ti preoccupare grazie a Dio posso mantenerlo, io non ti obbligherò mai a fare niente, ma non abortirò, a quel punto si calmò, mi diceva se vuoi tenerlo, me ne lavo le mani”.
Ma le discussioni e le aggressioni sarebbero continuate, nonostante lo stato della donna: “Mi ha picchiata mentre ero in gravidanza, mi dette una spinta talmente forte che andai a sbattere col fianco sul bracciolo del divano, sono caduta a terra e ricordo che sentii solo un calore lungo la gamba, a quel punto lui ha sbattuto la porta ed è andato via. Nel giro di un paio di giorni ho perso il bambino”
L’invito alle donne a denunciare le violenze
Rosita ora è uscita dalla manipolazione affettiva in cui era caduta e ha invitato tutte le donne a denunciare le violenze: “Non ho più paura di vivere, non sono più la stessa di prima, non confonderò più la luce dei lampioni con la luna. Chiedo alla donne maltrattate, umiliate dagli uomini di alzare la voce, di avere coraggio e di unirsi a lei il 5 novembre, giorno in cui è fissata l’udienza preliminare a Palazzo Ferlaino per dire basta ad ogni forma di violenza”
About The Author
