The Couple, flop annunciato ma è Mediaset a essere in crisi

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The Couple ha chiuso i battenti in anticipo, e con una scelta che ha fatto discutere: il montepremi, anziché essere assegnato ai concorrenti, è stato devoluto in beneficenza.
Un gesto nobile in apparenza, ma che ha il sapore amaro della resa. Una scelta che sembra più un tentativo di salvare la faccia dopo il flop, restituendo almeno un’immagine positiva in un contesto di generale fallimento.
Ma questa chiusura è ben più di un semplice insuccesso: è l’emblema di un sistema in affanno, un riflesso diretto della crisi creativa e produttiva che sta attraversando Mediaset.
Il programma ha sofferto fin dal primo giorno del peso dell’eredità del Grande Fratello, ormai alla deriva.
Dopo sette mesi di dinamiche forzate e palesemente costruite a tavolino dagli autori del reality, il pubblico ha mostrato segni di saturazione.
Le dinamiche erano sempre le stesse, riciclate anno dopo anno, basate su triangoli amorosi, finti litigi e “casualità” narrative che ormai non ingannano più nessuno.
Questo ha generato un senso di diffidenza e disinteresse anche verso The Couple, percepito come un altro esperimento finto, privo di autenticità e spontaneità.
Il caso di The Couple è solo la punta dell’iceberg.
A Mediaset manca, ormai da anni, un vero slancio creativo. I format proposti sono sempre più stanchi, usurati, e privi di quella capacità di intercettare i nuovi gusti del pubblico.
La TV generalista sta affrontando una trasformazione epocale, in competizione diretta con le piattaforme streaming, i social e nuovi linguaggi. In questo scenario, Mediaset sembra essere rimasta ferma a dieci anni fa.
La responsabilità principale è degli autori, incapaci di reinventare il racconto televisivo. Le idee nuove scarseggiano, e anche quando si prova qualcosa di “inedito”, come nel caso di The Couple, si finisce per replicare dinamiche vecchie, già viste, che non funzionano più.
La scrittura televisiva, che un tempo era il motore del racconto, oggi sembra ingessata in schemi ripetitivi. Si cerca il “momento virale”, ma si perde il contatto con l’emozione vera, quella che fidelizza il pubblico.
A peggiorare la situazione c’è la sensazione, ormai diffusa, di avere conduttori demotivati, poco coinvolti nei progetti che portano avanti.
Chi guida un programma dovrebbe essere il suo cuore pulsante, ma sempre più spesso si percepisce una distanza emotiva tra i volti noti e i format che presentano. Il pubblico lo avverte subito: se chi è in studio non ci crede, è difficile che chi è a casa possa appassionarsi.
In molti casi, i conduttori sembrano ripetere copioni scritti da altri, senza più metterci davvero del proprio. Non c’è più la voglia di osare, di rompere gli schemi, di sorprendere. Questo è un problema enorme per una rete che ha fatto della forza dei suoi conduttori uno dei suoi storici punti di forza.
In questo contesto complesso, solo i programmi di Maria De Filippi sembrano resistere. C’è posta per te o Tu sì que vales continuano a macinare ascolti e a mantenere un forte legame con il pubblico.
La De Filippi ha saputo costruire un linguaggio televisivo riconoscibile ma sempre aggiornato, in grado di parlare a tutte le fasce d’età.
È un’anomalia positiva all’interno di una rete che, nel resto della sua programmazione, sembra aver perso la bussola. I programmi della De Filippi sono l’unico vero presidio di ascolti e credibilità per Mediaset.
La chiusura di The Couple non è un incidente di percorso, ma un segnale d’allarme. Mediaset ha bisogno di cambiare rotta. Deve smettere di rincorrere il passato e cominciare a costruire il futuro.
Servono nuovi autori, nuove idee, nuovi linguaggi. Serve il coraggio di sperimentare e, soprattutto, serve ridare motivazione e centralità ai propri conduttori.
Se l’obiettivo è tornare a essere protagonisti nel panorama televisivo italiano, il cambiamento non è più una scelta: è una necessità.