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Thom Yorke, iconico frontman dei Radiohead e The Smile, ha scelto di rompere il silenzio sul conflitto tra Israele e Palestina con una dichiarazione pubblica potente e riflessiva.
Dopo mesi di critiche e polemiche, innescate da un episodio avvenuto durante un concerto solista a Melbourne nell’ottobre 2023 — quando un manifestante lo interruppe per la sua apparente “neutralità” sulla crisi a Gaza — l’artista ha deciso di chiarire la sua posizione, respingendo ogni accusa di complicità e prendendo parola su una delle questioni geopolitiche più divisive del nostro tempo.
“Quando ho lasciato il palco, era per rispetto. Non era il momento giusto per ridurre una tragedia umanitaria in poche parole” ha spiegato Yorke nel suo lungo post pubblicato il 30 maggio.
Eppure, quel silenzio gli è costato caro: ha aperto la porta a interpretazioni strumentali, “intimidazioni e diffamazioni” che, secondo le sue parole, hanno avuto un impatto devastante sulla sua salute mentale.
Yorke non ha risparmiato critiche, né al governo israeliano né ad Hamas. “Credo che Netanyahu e la sua banda di estremisti siano totalmente fuori controllo e debbano essere fermati. L’autodifesa non può più essere una scusa” ha dichiarato, accusando l’attuale amministrazione israeliana di sfruttare il dolore del proprio popolo per giustificare un’agenda ultranazionalista e il blocco umanitario a Gaza.
Parallelamente, ha definito “orribili” gli atti compiuti da Hamas il 7 ottobre 2023 e ha condannato l’assenza di spiegazioni sul perché molti ostaggi israeliani non siano ancora stati liberati.
L’artista ha anche puntato il dito contro la polarizzazione esasperata sui social media, descrivendola come una “caccia alle streghe” che contribuisce solo a semplificare drammaticamente questioni complesse.
“Ripubblicare slogan non è un atto politico efficace” scrive Yorke. “Serve un dibattito sincero, non la condanna istantanea di chi non recita la propria parte secondo copione.”
La dichiarazione arriva in un momento delicato per Yorke e la sua band storica: circolano infatti voci insistenti su un possibile ritorno dei Radiohead in tour entro l’autunno.
Il timing del messaggio appare quindi doppiamente significativo, anche in relazione alle polemiche che li accompagnano dal 2017, quando si esibirono in Israele nonostante l’opposizione di numerosi attivisti, tra cui Roger Waters e l’arcivescovo Desmond Tutu.
Nel frattempo, i progetti paralleli dell’artista non si fermano: dalla colonna sonora della serie Smoke su Apple TV+ alla recente collaborazione con Mark Pritchard nell’album Tall Tales, fino al musical Hamlet To The Thief ispirato a Hail To The Thief.
Tuttavia, è chiaro che Yorke oggi non è interessato a placare gli animi o a compiacere le fazioni, quanto piuttosto a recuperare uno spazio umano e autentico in cui la complessità possa tornare ad avere valore.
“Preghiamo tutti perché questa oscurità finisca” conclude. Un messaggio che va oltre la politica e parla, ancora una volta, direttamente all’anima.