Venezia 82, l’arte si schiera: la lezione di Michele Riondino su Gaza

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Venezia 82: La 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha mostrato il suo volto più impegnato e combattivo. Accanto al glamour e ai red carpet, il Lido è diventato il palcoscenico di una mobilitazione potente e inaspettata.
Con un corteo che ha superato ogni stima, attori, registi e gente comune hanno marciato per Gaza, trasformando il festival in un megafono globale.
Al centro della scena, le parole nette e coraggiose di Michele Riondino, l’attore e regista che ha scelto di deviare dal percorso delle interviste (per la presentazione del suo film al Lido, l’horror d’autore La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli ndr) per unirsi alla protesta.
“È nostro dovere esserci” ha dichiarato, con una lucidità che ha subito colpito tutti. Per lui, il cinema non è un’isola felice lontana dal mondo, ma un’occasione unica per accendere un riflettore su chi rischia la vita ogni giorno.
Riondino è arrivato al Lido con la bandiera palestinese sullo smartphone, un gesto semplice ma carico di significato, che ha anticipato la sua partecipazione al corteo.
La scelta che fa storia: “Siamo qui per chi ha il potere”
L’intervento di Riondino non è stato una semplice dichiarazione di solidarietà, ma un lucido e profondo ragionamento sulla responsabilità.
Ha rifiutato l’idea che la sua voce di attore non avesse peso, ribadendo che il vero potere non è nelle mani di chi è sotto i riflettori, ma in quelle di chi governa.
L’appello di Riondino è diretto, senza filtri: “A chi ha il potere di fare qualcosa, che dall’altra parte del nostro mare qualcuno, in questo momento, sta morendo”. Un monito che scuote le coscienze, evidenziando una cruda realtà che spesso viene celata dietro a eufemismi politici.
Il parallelo con la Seconda Guerra Mondiale è un passaggio chiave della sua riflessione: “Chi si è fatto la fatidica domanda ‘che cosa avrei fatto io durante la Seconda Guerra Mondiale, che ruolo avrei avuto?’, oggi può dimostrare da che parte sta”.
L’attore non vuole cambiare il mondo con la sua presenza, ma “ricordare che non è normale quello che stiamo vivendo”. Questa frase, potente nella sua essenzialità, riassume l’urgenza e la disperazione di un conflitto che il mondo intero sta osservando.
Da Fanelli a Zerocalcare: l’arte che si schiera
La protesta non ha visto solo Riondino in prima linea. Emanuela Fanelli, la madrina della Mostra, ha sfilato con i colleghi, unendosi a Benedetta Porcaroli, Donatella Finocchiaro e Ottavia Piccolo.
Anche l’artista Zerocalcare, noto per il suo impegno civile, ha partecipato, a dimostrazione che l’arte in tutte le sue forme non può e non deve rimanere indifferente.
La scelta di questi artisti di rinunciare, anche solo per un momento, al loro ruolo di “star” per diventare parte di un movimento di massa, è un segnale forte. Hanno dimostrato che il cinema non è solo intrattenimento, ma un veicolo per l’empatia e la giustizia sociale.
La manifestazione, pacifica e ben organizzata, ha simbolicamente sfiorato il cuore del festival, con un gruppo che ha portato la bandiera palestinese sotto il red carpet.
Un’immagine che passerà alla storia come un monito per tutti, ricordando che dietro le luci della ribalta ci sono le ombre di una tragedia che non può essere ignorata.
Le parole di Riondino rimangono il cuore pulsante di questa giornata: un richiamo alla responsabilità, alla necessità di prendere posizione e di non voltare le spalle.