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Venezia82 è partita con i suoi attori, i suoi film e i suoi red carpet, il solito festone di fine estate che per chi lavora nel mondo dello spettacolo rappresenta il primo appuntamento dell’anno al ritorno dalle ferie. Da un po’ di anni a questa parte la ex biennale del cinema, non rappresenta soltanto un evento rivolto ai cinefili, ma un appuntamento glamour al quale partecipano brand e influencer, una buona occasione quindi per parlare di attualità e lanciare messaggi politici e sociali.
Un po’, con le dovute proporzioni di ciò che accade durante la Notte degli Oscar. La scelta di Emanuela Fanelli, conduttrice ( il termine madrina è stato reputato svilente) in questa edizione delle serate di apertura e chiusura della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, di non parlare di quanto sta accadendo a Gaza, ha generato sollievo in alcuni e imbarazzo in altri. L’attrice, forse una delle più sopravvalutate del cinema italiano, ha dichiarato di sentirsi a disagio nel parlare della situazione palestinese avvolta in un abito elegante e appariscente e con indosso costosi gioielli.
Pertanto Fanelli fedele alle sue intenzioni, nel suo discorso inaugurale pur parlando di quanto sarebbe bello che la gente oltre che a immedesimarsi nelle vite dei personaggi immaginari dei film si immedesimasse nelle sofferenze reali di chi soffre, Gaza la ha sfiorata ma non la ha citata. Una scelta che in primo luogo potrebbe sembrare radical chic, ma che ragionandoci un attimo oltre che a una vigliaccata ha l’amaro sapore di una occasione persa.
La risposta di Veronica Gentili
E mentre molti “colleghi” di Emanuela Fanelli, in nome dell’amicizia con l’attrice o per militanza nella stessa agenzia, hanno condiviso il suo pensiero, c’è chi come Veronica Gentili ne ha criticato la scelta. Per la giornalista, conduttrice de “Le Iene” e “L’Isola dei Famosi“, non è più il momento di fare dei distinguo e soprattutto non esistono momenti giusti o sbagliati nei quali affrontare la questione di un popolo oggetto di sterminio da parte di Israele. In un video pubblicato su Instagram la giornalista ha così risposto a Fanelli:
“Stimo Emanuela e credo sia una bravissima attrice, e sono convinta sia una donna sensibile e attenta al mondo che la circonda. Ma sinceramente credo che, quando Emanuela dice che non parlerà di Gaza nel suo discorso di apertura del Festival di Venezia, perché teme di sentirsi inopportuna, impreparata e fuori contesto, stia sbagliando. E c’è una ragione. Questo non è il momento del distinguo. Non esistono contesti giusti o sbagliati nei quali affrontare la questione di un popolo che viene quotidianamente sterminato.
I morti di Gaza scorrono come i granelli di sabbia di una clessidra che, se non ci sbrighiamo a trovare una soluzione a breve, sarà svuotata del tutto. Quello che fa la società civile è una battaglia non solo contro i governi ma contro il tempo. Perché ogni giorno che passa le possibilità che la Palestina e il suo popolo continuino ad esistere diminuiscono. A questo servono le pressioni costanti e a volte anche ripetitive di artisti, giornalisti e della società civile, le persone che sono turbate da quello che vedono succedere sotto i loro occhi e che lo esprimono e lo condividono ogni giorno tentando di fare pressione.
E in questo senso nulla è più prezioso di un pulpito così prestigioso come quello di Venezia, su cui inevitabilmente ora sono puntati tutti gli occhi. Il problema dei vestiti e dei gioielli che si indossano o farsi lo scrupolo comprensibile di apparire inadeguati perché non sia degli esperti di geopolitica, in realtà sono dei falsi problemi. Perché qui il punto non è giudicare l’idoneità di Emanuela Fanelli, un’attrice, a parlare di Gaza. Il punto è parlare di Gaza, ovunque, continuamente.
La società civile non deve smettere di parlare di Gaza finché non accade qualcosa, a costo di apparire stucchevoli e a tratti ridondanti. Tanto più quando si ha l’opportunità di farlo dove si viene ascoltati da molti, a maggior ragione quando l’argomento è fuori contesto e quindi magari diventa particolarmente molesto e particolarmente urticante per tutti coloro che non lo vogliono ascoltare. Ecco, quelli sono proprio i momenti in cui è più importante farlo.
Oltretutto, questo è il primo anno in cui scompare a Venezia la figura della madrina, epiteto ritenuto sminuente, e si lascia il posto alla figura della conduttrice, che è quella che invece ha il compito di guidare, di condurre le cerimonie del festival e di dare loro un’impronta. Quindi, a maggior ragione quest’anno più che mai è giusto che chi conduce il festival possa farsi portavoce del messaggio che la società civile in questo momento ha più urgenza di gridare. Emanuela, purtroppo, non abbiamo più tempo per i distinguo. Non abbiamo proprio più tempo in generale”.
Al momento Emanuela Fanelli non ha replicato ai consigli di Veronica Gentili tantomeno li ha messi in pratica. L’attrice ha detto di sentirsi “inadeguata” nel parlare di Gaza, ma non si è sentita altrettanto “inadeguata” nel ricoprire un ruolo e condurre una serata durante la quale sono apparse evidenti le sue lacune in materia di ritmo e empatia con gli ospiti. Una conduzione incolore a cui due parole su Gaza avrebbero dato un senso.
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