Marassi, si indaga sullo stupro in carcere origine della rivolta

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Genova, Marassi, la procura del capoluogo ligure ha aperto una indagine per fare luce sullo stupro subito da un detenuto diciottenne ad opera di quattro compagni di cella che sarebbe stato il motivo della rivolta in carcere scoppiata lo scorso 4 giugno e che ha fatto temere per una evasione di massa dal penitenziario. Oltre a fare chiarezza sulle violenze, gli inquirenti dovranno stabilire i motivi per cui nessuno tra le forze dell’ordine e il personale, presenti nel penitenziario al momento degli abusi sul giovane, sia intervenuto.
Il detenuto vittima delle violenze è tuttora ricoverato all’ospedale San Martino di Genova con una prognosi di 25 giorni e nei prossimi giorni sarà ascoltato dagli inquirenti per ricostruire i terribili e interminabili momenti nei quali ha subito le violenze. Parallelamente il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha inviato in carcere i propri ispettori, al momento 13 detenuti sono stati trasferiti e altri 22 sono stati sottoposti a isolamento.
La avvocata della vittima ha fatto richiesta di una attenuazione della misura cautelare e ha richiesto il trasferimento del suo assistito agli arresti domiciliari presso una struttura sanitaria considerati i danni fisici e psicologici subiti che ne sconsiglierebbero il ritorno in una condizione di pericolo e di sovraffollamento. Il giovane era in carcere detenuto in custodia cautelare dopo una rapina a quanto pare di poco conto.
Dalle informazioni raccolte finora, il diciottenne sarebbe stato sequestrato per due giorni da quattro dei suoi compagni di cella, due italiani e due stranieri che avrebbero abusato di lui e sfregiato sul viso senza che nessuno se ne accorgesse, da qui la rivolta in carcere di mercoledì scorso, durata tre ore e poi rientrata.
Le proteste di ONG e sindacati sulla situazione nelle carceri
Intanto in città è montato lo sdegno per quanto accaduto, Sergio D’Elia, segretario della ONG “Nessuno tocchi Caino”, ha dichiarato che “quello che definiamo come un luogo di privazione della libertà, lo è anche di privazione di sicurezza, salute e dignità. Con il sovraffollamento si generano situazioni in cui il più forte prevale sul debole”
“Tra l’altro – ha aggiunto D’Elia – sappiamo che il 30% dei carcerati non dovrebbe stare in un penitenziario, ma in centri per il recupero dalla dipendenza di sostanze, dove dovrebbero essere seguiti da psicologi e psichiatri e fare un percorso di psicoterapia”
Preoccupazione per la situazione carceraria è stata espressa dalla Uil Liguria che in una nota ha chiesto un incontro urgente con il prefetto di Genova Cinzia Torraco: “La sommossa scoppiata nel carcere di Marassi- si legge nella nota– è l’ennesimo campanello d’allarme che non può più essere ignorato. Ancora una volta, a pagare il prezzo di un sistema penitenziario al collasso sono stati sia i detenuti sia il personale di Polizia Penitenziaria. Parliamo di agenti aggrediti, strutture devastate, e di una tensione sociale che rischia di diventare permanente”
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