Rai, conduttori richiamati al corretto uso dei social

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La Rai è stanca dei conduttori polemici abituati ad attaccare l’azienda attraverso i social e così Viale Mazzini attraverso un comunicato dell’Amministratore Delegato, Giampaolo Rossi, ha richiamato tutti coloro che hanno divulgato sul web informazioni aziendali. Nel comunicato il numero 1 Rai parla di “personale dell’azienda”, ma il riferimento a chi “parla troppo” è evidente, il riferimento a Sigfrido Ranucci tra le righe è facilmente intuibile. Davide Maggio latore della notizia non cita il conduttore, ma conclude il suo articolo con un esplicito “mi viene in mente una persona”.
Nel comunicato è stato sottolineato che solo l’Ufficio Stampa Rai è autorizzato a parlare a nome dell’azienda in maniera ufficiale, gli altri, i dipendenti, conduttori compresi, dovranno stare attenti a cosa dicono e a come si comportano anche sui profili privati in quanto ogni comunicazione relativa alla Rai è considerata pubblica e contraria al Codice Etico aziendale. Chiunque non si atterrà alle regole incorrerà in provvedimenti disciplinari, alla faccia della libertà di pensiero e di espressione. Un comunicato dallo stile talebano che più che mai descrive l’attuale status aziendale.
Il testo del comunicato
Di seguito il testo del comunicato che pubblichiamo integralmente affinché ognuno possa trarne le proprie considerazioni personali:
“Si rammenta che i vigenti regolamenti aziendali prevedono che la divulgazione di atti, notizie e informazioni relative all’Azienda, in qualsiasi contesto ‘pubblico’ (compreso quelle delle piattaforme social) sia di pertinenza esclusiva dell’Ufficio Stampa. L’attività sui profili social aziendali pertanto (sia se centralizzata nelle responsabilità della Direzione Rai Play e Digital, sia se eseguita dalle redazioni di alcuni programmi) deve rispondere unicamente all’esigenza di pubblicazione di contenuti editoriali e/o promozionali dei prodotto audiovisivi di competenza. Anche la pubblicazione sui profili social personali, come qualsiasi attività sui presidi digitali, è considerabile alla stregua di comunicazione ‘pubblica’ e pertanto vincolata dal Codice Etico (…). In ragione di quanto sopra, si ribadisce dunque che qualsiasi violazione di quanto già normato sarà valutata sotto i profili disciplinari“.
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